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Giovani, lavoro e prima casa: un investimento sul futuro

Tra le priorità individuate nel Pnrr una serie di aiuti e agevolazioni per gli under 35. Dopo il calo registrato dal 2008 al 2020, le richieste di mutui sono tornate a crescere nel primo trimestre 2021

di Redazione

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato dal premier Mario Draghi al Parlamento punta ad aiutare i più giovani, sul fronte del welfare e del lavoro, ad esempio, ma anche su una serie di agevolazioni per accedere al mutuo della prima casa. Un tema che in Italia, da tempo, è quasi tabù. «In un prossimo decreto, di imminente approvazione, saranno previste altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa», ha assicurato Draghi. In questo senso la novità più importante comprende la garanzia dello Stato, che permetterà agli under 35 di accendere un mutuo senza versare alcun anticipo.

La misura, dunque, dovrebbe incrementare quanto già previsto nel Documento di economia e finanza e dovrebbe, inoltre, riguardare anche il Fondo mutui prima casa, già esistente e gestito da Consap, la cui dotazione residua è di 206,9 milioni di euro (il plafond iniziale era di oltre 600 milioni di euro), rivolto a under 35 titolari di lavoro atipico e giovani coppie, dove almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni. 

L’Abi (Associazione bancaria italiana) ha registrato dal 2008 al 2020 un calo del 30% dei prestiti ai giovani, a causa soprattutto di questioni legate a fattori demografici e di tipo occupazionale. La pandemia, poi, ci ha messo del suo, bloccando di fatto le richieste di finanziamento, ma ha allo stesso tempo evidenziato un cambio di paradigma. Secondo il Crif (Centrale rischi finanziari), infatti, il primo trimestre 2021 registra una risalita del mercato, mettendo a segno un aumento delle richieste di mutui per casa rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel dettaglio la crescita è stata del 9,6%, tornando ai livelli pre-Covid e con un “picco” nel mese di marzo: +55,8% sul 2020. Il numero di richieste tra gennaio e marzo risulta così il più elevato degli ultimi nove anni e, aspetto più interessante, si concentrano principalmente nella classe di età compresa tra i 26 e i 30 anni, il 26,4% del totale (+3,9%).

Osservando, infine, la distribuzione delle interrogazioni in relazione all’età del richiedente, l’ultimo aggiornamento del Barometro Crif sottolinea come nel primo trimestre 2021 sia stata la fascia compresa tra i 35-44 anni quella maggioritaria, con una quota pari al 33,5% del totale, seguita da quella tra i 25-34 anni, con il 26,8%. Complessivamente le richieste degli under 35 arrivano a incidere per il 29,3% sul totale.

Stando ai dati Eurostat, in Italia, in media, non si esce dalla casa di origine prima dei 30 anni (un dato che condividiamo, più o meno, con Malta, Spagna, Portogallo e Grecia). A pesare, i soliti problemi: la mancanza di adeguate politiche di welfare e il mercato del lavoro, da tempo “ostico” soprattutto per giovani e donne, le stesse categorie che hanno pagato di più gli effetti della crisi dovuta all’emergenza sanitaria.

 

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