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Afghanistan e Biden, cosa dicono i sondaggi Usa

Da alcuni giorni il presidente statunitense sta registrando per la prima volta un calo sotto il 50% nell’indice medio di gradimento. La maggior parte degli americani, però, continua a ritenere giusto il ritiro dall’Afghanistan (anche se crescono le preoccupazioni)

di Fabio Germani

Da alcuni giorni, diversi sondaggi statunitensi stanno rilevando per la prima volta un calo al di sotto del 50% nell’indice medio di gradimento del presidente Joe Biden. Si tratta perlopiù di un calo fisiologico, dunque atteso, ma in parte aggravato da alcuni fattori quali il difficoltoso ritiro delle truppe militari dall’Afghanistan, la gestione della pandemia e le conseguenze economiche (gli ultimi dati relativi al mercato del lavoro non sono stati certo esaltanti). Al momento nella media di FiveThirtyEight, il tasso di disapprovazione supera quello di approvazione (49,1% a 45%). 

L’Afghanistan è tornato nel frattempo in mano ai talebani, i quali proprio nelle scorse ore hanno annunciato il governo provvisorio. Che tra le sue file annovera personaggi di spicco del movimento, come Sirajuddin Haqqani (ministro dell’Interno), leader dell’omonima rete di milizie ritenuta vicina ad al Qaida, ricercato dall’FBI per terrorismo con una taglia di cinque milioni di dollari, o Mohammad Hassan Akhund (primo ministro), nella lista dell’Onu delle persone definite “terroristi o associati a terroristi”. Quest’ultimo, inoltre, è stato consigliere politico del Mullah Omar, governatore di Kandahar e ministro degli Esteri negli anni del primo governo dei talebani, tra il 1996 e il 2001. Se Washington ha espresso preoccupazione, dall’altro lato la Cina ha aperto al dialogo, pronta ad essere al centro di una nuova sfera di influenza cui mira dopo il ritiro statunitense nella regione.

Eppure, nonostante tutte le difficoltà del caso e le nuove incertezze che sorgono nello scacchiere internazionale, la maggior parte dei cittadini americani continua a dirsi favorevole al disimpegno statunitense. Lo dimostra, tra gli altri, un recente sondaggio del Pew Research Center. Con l’evacuazione militare statunitense dell’Afghanistan completata e che pone fine alla guerra più lunga dell’America, il 54% dei cittadini statunitensi adulti – la rilevazione è stata condotta dal 23 al 29 agosto, mentre gli Stati Uniti erano impegnati in un massiccio sforzo per riportare gli americani presenti sul territorio a casa e gli alleati afghani (tra i collaboratori a vario titolo) fuori dal paese – afferma che la decisione di ritirare le truppe è giusta, mentre il 42% afferma il contrario. I giudizi sulla guerra non sono però lusinghieri: il 69% ritiene infatti che gli obiettivi in ​​Afghanistan non sono stati raggiunti.

In generale si può affermare che la platea degli intervistati dal Pew Research Center, bocci la gestione della situazione da parte dell’amministrazione Biden. Appena il 26% afferma che è stato svolto un lavoro eccellente o buono; il 29% afferma che l’amministrazione ha svolto un lavoro appena sufficiente, mentre il 42% giudica scadenti le azioni intraprese. I dati differiscono, come è facile attendersi, dagli schieramenti politici. Tra i sostenitori repubblicani la convinzione che la gestione del ritiro in Afghanistan dell’attuale amministrazione sia stato approssimativa cresce notevolmente rispetto alla controparte democratica. 

E adesso, con i talebani che controllano di nuovo l’Afghanistan, la maggior parte degli americani ritiene che la situazione in quel paese rappresenti una minaccia alla sicurezza degli Stati Uniti, con il 46% che la considera una grave minaccia. I repubblicani (61%) sono molto più propensi dei democratici (33%) a ritenere un Afghanistan controllato dai talebani come una grave minaccia alla sicurezza.

@fabiogermani

 

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