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L’effetto della pandemia sulla violenza di genere

Le restrizioni sociali e le conseguenze economiche dovute all’emergenza sanitaria possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti: i numeri del report Istat

di Redazione

La pandemia Covid-19 e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione (ad esempio il confinamento tra le mura domestiche), così come il dispiegarsi delle conseguenze socio-economiche della crisi innescata dall’emergenza sanitaria, possono aver accentuato il rischio di comportamenti violenti. È stata definita da molti un’emergenza nell’emergenza, come osserva l’Istat nel report L’effetto della pandemia sulla violenza di genere. Tuttavia sono diversi gli scenari possibili: dall’aumento delle vittime della violenza (i nuovi casi), alla recrudescenza della violenza preesistente alla pandemia (la maggiore gravità), all’aumento delle sole richieste di aiuto per violenze insorte in precedenza. Scenari, questi, afferma l’Istat, che possono essere anche compresenti e diversamente interrelati.

Entrando nel dettaglio, riferisce dunque l’Istat, sono più di 15 mila le donne che nel corso del 2020 hanno iniziato un percorso personalizzato di uscita dalla violenza nei Centri (CAV). Per il 19,9% (più di tremila) si è trattato di un intervento in emergenza, modalità in aumento nei mesi di marzo, aprile, maggio, quando si sono registrate le percentuali più alte di interventi in urgenza, rispettivamente pari a 21,6%, 22,9%, 21,2%.

Le donne che hanno deciso di intraprendere un percorso di uscita della violenza nel corso del 2020 appartengono, anche se in misura diversificata, a tutte le fasce di età. Il 29,4% ha un’età compresa tra i 40 e i 49 anni, il 26,9% tra i 30 e 39, il 18,8% ha meno di 30 anni, il 16,9% tra i 50 e i 59 anni. Il 72% ha la cittadinanza italiana e il 59% ha il domicilio nella stessa provincia dove è collocato il centro. In oltre il 70% dei casi la situazione di violenza non è nata con la pandemia. Considerando solo i casi (circa 10.400) in cui è presente l’informazione sulla durata della violenza, la quota di donne che hanno subito violenza da più di un anno è pari al 74,2%; nell’8,4% dei casi invece la violenza è recente, essendo iniziata da meno di sei mesi, e nel 14,2% è sopraggiunta da sei mesi a un anno.

La storia di violenza vede nove donne su 10 segnalare di aver subito violenza psicologica, il 67% violenza fisica e il 49% minacce, il 38% violenza economica. I racconti descrivono il perpetrarsi di più tipologie di violenze: sono solo il 16,3% quelle che hanno subito un unico tipo di violenza mentre il 10,5% ne ha subite più di quattro. Le associazioni più frequenti tra i diversi tipi di violenza sono: violenza fisica e violenza psicologica (13,5%); violenza fisica insieme a minacce, violenza psicologica ed economica (11,1%); violenza fisica con minacce e violenza psicologica (11%)

Nel 59,8% dei casi l’autore della violenza è il partner convivente, nel 23% un ex partner, nel 9,5% un altro familiare o parente; le violenze subite fuori dall’ambito familiare e di coppia costituiscono solamente il restante 7,7%. Se si considerano le tre combinazioni di violenza analizzate precedentemente, l’autore è quasi esclusivamente il partner (attuale o ex): per la violenza fisica e quella psicologica le percentuali raggiungono l’86% (68% da partner attuale e 18% da ex partner); per la violenza fisica insieme alle minacce, alla violenza psicologica e a quella economica l’89% (75% da partner attuale e 14% da ex partner); per la violenza fisica con le minacce e la violenza psicologica l’87% (70% da partner attuale e 17% da ex partner).

Nei primi tre trimestri del 2021 sono state 12.305 le richieste di aiuto al “1522” (tramite le telefonate o la chat). Confrontando i primi tre trimestri del 2020 con i primi tre del 2021 emergono differenze interessanti proprio sulla gravità della violenza. Rispetto al 2020, infatti, sono diminuite le situazioni in cui la vittima si è sentita in pericolo di vita (dal 34,2% del 2020 al 28,6% del 2021), ha avuto paura di morire a causa della violenza (dal 4,5% al 2,9%) o ha temuto per l’incolumità dei propri cari (dal 4,8% all’1,4%). Al contrario sono aumentate le segnalazioni di violenze di minore gravità. Tra le conseguenze della violenza sono indicati con più frequenza, nel 2021, gli stati di ansia (dal 18,5% al 23,8%) e il sentirsi molestate, ma non in pericolo (dal 6,9% al 16,8%). Con l’allentamento delle misure più restrittive per il contenimento della pandemia è visibile l’aumento delle richieste di aiuto al 1522 per violenze da parte di autori non conviventi con la vittima. Rispetto allo stesso periodo del 2020, nei primi nove mesi del 2021 risultano in aumento le violenze da ex partner (da 15,2 a 17,1%) e da figure esterne all’ambito familiare (da 7,4 a 11,3%), mentre diminuiscono le chiamate per violenze da parte dei partner con cui la vittima vive (da 58,6 a 53,4%) e restano stabili quelle da parte di genitori e altri parenti. Al contrario, nel 2020, si era registrato un aumento delle richieste di aiuto per violenze da parte di familiari e parenti rispetto all’anno precedente.

 

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