La transizione digitale secondo gli italiani
Dalla Pubblica amministrazione all’e-commerce, così la pandemia ha contribuito a ridisegnare usi e abitudini dei cittadini
di Redazione
Come abbiamo già avuto modo di osservare, basandoci anche sulle rilevazioni del Censis contenute nell’ultimo Rapporto sulla situazione sociale del paese, il mondo digitale ha ottenuto una spinta incredibile durante i momenti più duri del lockdown e della pandemia in generale. Come appunto spiega il Censis, a più di un italiano su due le tecnologie digitali hanno consentito di provvedere alle proprie necessità (58,6%), di mantenere le relazioni sociali (55,3%) e di continuare a lavorare o studiare (55,2%). Eppure sono tanti gli interrogativi, al riguardo, che permangono ancora oggi. Quali sono gli elementi che caratterizzeranno di più la transizione digitale?

Il Censis la definisce, appunto, l’alba di una nuova transizione digitale: «Mettersi in rete – spiega – ha consentito di spezzare l’assedio durante il lockdown e le attività quotidiane mediate da internet hanno registrato un incremento consistente». Tra queste: cercare informazioni su aziende, prodotti, servizi (lo fa il 64,9% degli utenti di internet), trovare strade o località (54,3%), fare acquisti online (51,6%), ascoltare musica (48,1%), svolgere operazioni bancarie (46,6%). Nel confronto con il 2019, la crescita più rilevante riguarda tre ambiti: frequentare corsi scolastici, universitari o di formazione (+8,9% rispetto al 2019), prenotare visite mediche (+4,8%) e l’e-commerce (+3,5%). Al contrario, a causa delle restrizioni alla mobilità, è diminuita la ricerca di strade e località tramite i dispositivi digitali (-15,2%) e la prenotazione di viaggi (-13,2%).
Arrivati a questo punto, cosa resterà dopo lo stato d’eccezione? Stando alle rilevazioni del Censis, il 38,1% degli italiani desidera la diffusione di servizi e app che permettano di ottenere certificati e documenti con un clic. Anche dopo la pandemia, la PA digitale è considerata infatti irrinunciabile. Seguono l’e-commerce (29,9%), il conto corrente online (24,3%) e l’home delivery (24,2%) come opportunità di cui non si potrà più fare a meno. Per il 20,2% è lo smart working a essere intoccabile (e il dato sale al 28,6% tra i 30-44enni). Quasi la metà della popolazione (il 48,7%) ha già attivato l’identità digitale Spid, ma i divari sociali e territoriali pesano ancora molto. Le percentuali più elevate di utenti si registrano nelle grandi aree metropolitane (59,5%) e tra le persone dotate di titoli di studio più alti (tra i diplomati e i laureati si sale al 61,6%). Invece i picchi più bassi di utenti Spid si riscontrano al Sud (40,2%) e tra gli anziani (32,1%).