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Soddisfazione per la vita in aumento, ma non tra i giovanissimi

Nel 2021 cresce la quota di persone di 14 anni o più soddisfatte con l’eccezione dei giovani di 14-19 anni, spiega l’Istat. I calo la soddisfazione per le relazioni familiari, crollo per quelle amicali

di Redazione

Alla domanda “Attualmente, quanto si ritiene soddisfatto della sua vita nel complesso?”, in base a un punteggio da 0 a 10 (dove 0 indica “per niente soddisfatto” e 10 “molto soddisfatto”), nei primi mesi del 2021 il 46% delle persone di 14 anni e più attribuisce i punteggi più alti (8-10), il 39,5% giudica la propria vita mediamente soddisfacente (6-7) mentre il 12,7% la valuta con i punteggi più bassi (0-5). Rispetto al 2020, la quota di chi esprime i punteggi più alti (tra 8 e 10) passa dal 44,3% al 46%, a scapito sostanzialmente dei punteggi intermedi (6-7) che scendono al 39,5% dal 41,3%. La percentuale di cittadini che ha una valutazione molto positiva della propria vita ritorna ai livelli che aveva prima del crollo verificatosi nel 2012. La dinamica della soddisfazione è sorretta soprattutto dalla ripresa nei segmenti “deboli” di popolazione: anziani, residenti nel Mezzogiorno, disoccupati, casalinghe e persone meno istruite. Tuttavia risulta in calo la soddisfazione per la salute, in particolare nelle classi di età 45-54 (da 86% a 84%) e 65-74 anni (da 74,4% a 71,9%). È quanto emerge dal report Istat La soddisfazione dei cittadini per le condizioni di vita. 

Come spiega l’Istat, l’indagine Aspetti della Vita Quotidiana rileva la soddisfazione per le condizioni di vita dei cittadini attraverso una pluralità di indicatori. La soddisfazione per la vita nel suo complesso, in particolare, è uno degli indicatori utilizzati per la valutazione del benessere soggettivo degli individui e misura quanto gli individui sentono di vivere una vita conforme alle loro aspettative al di là delle contingenze momentanee. Oltre che nella sua dimensione generale, la soddisfazione delle persone è rilevata anche per alcuni ambiti fondamentali della vita quotidiana, quali le relazioni familiari e amicali, la salute, il tempo libero, il lavoro e la situazione economica. Su quest’ultima si rilevano anche le valutazioni delle famiglie rispetto agli ultimi 12 mesi e il giudizio sull’adeguatezza delle risorse economiche di cui la famiglia dispone. La fiducia negli altri misura invece la qualità delle relazioni sociali tramite quesiti utilizzati anche a livello internazionale. L’arco temporale di osservazione di giudizi e valutazioni comprende i 12 mesi precedenti l’intervista. L’analisi degli aspetti soggettivi del benessere individuale e delle dimensioni più rilevanti della soddisfazione fornisce importanti elementi esplicativi anche per la valutazione dell’impatto avuto dalla pandemia. 

La crescita della soddisfazione per la vita, prosegue l’Istat, riguarda sia le donne sia gli uomini, anche se è più marcata per questi ultimi. Tra le prime la quota di fortemente soddisfatte passa dal 43,1% al 44,3% mentre nei secondi dal 45,5% al 47,7%. Nei vari gruppi di età emerge una generale crescita della soddisfazione rispetto all’anno precedente,

tranne che per i giovani di 14-19 anni: la quota di molto soddisfatti scende dal 55,8% del 2020 al 52,3% del 2021. La crescita è stata più elevata della media tra le persone di 75 anni e più (dal 36,4% al 39,4%). Questi andamenti non modificano in maniera sostanziale il quadro dei giudizi espressi dalle persone in relazione alle loro caratteristiche socio-demografiche. Gli uomini rimangono più soddisfatti delle donne (anzi le differenze di genere a favore degli uomini aumentano) e nel complesso della popolazione la soddisfazione diminuisce tendenzialmente con il progredire dell’età: la quota di molto soddisfatti più elevata è tra i 14-19 anni (nonostante il calo) e quella più bassa tra le persone di 75 anni e più (nonostante la crescita).

Più soddisfatti casalinghe, chi cerca occupazione e chi ha licenza elementare

Rispetto alla condizione occupazionale, chi è occupato o impegnato in un’attività formativa (studenti), esprime più frequentemente giudizi positivi di soddisfazione. Per il 50,3% degli occupati e il 49,9% degli studenti la soddisfazione è elevata. Anche la posizione nella professione incide: tra coloro che sono occupati, i dirigenti, gli imprenditori e i liberi professionisti (53,9%), insieme ai quadri e agli impiegati (51,1%), dichiarano livelli di soddisfazione più alti rispetto agli operai (49,2%) e ai lavoratori in proprio (46,2%). Rispetto all’anno precedente, tuttavia, non sono queste le categorie che hanno sperimentato il maggior incremento nella quota di soddisfatti. In particolare, gli studenti mostrano un calo (i soddisfatti erano il 52,1% nel 2020) e gli occupati una crescita modesta (rispetto al 49% del 2020). Le persone in cerca di occupazione hanno registrato un aumento significativo dei giudizi positivi (dal 31,3% del 2020 al 35,5% del 2021). Anche le casalinghe risultano più soddisfatte (dal 39,9% del 2020 al 43,6% del 2021). La soddisfazione generale aumenta con il titolo di studio. La stima dei molto soddisfatti riguarda il 39,6% di chi ha al massimo la licenza elementare e il 50,2% dei laureati. La soddisfazione dei laureati non evidenzia però alcuna crescita rispetto al 2020, mentre la categoria con l’incremento più elevato è quella dei meno istruiti (licenza elementare), era il 36,5%. Si tratta di un gruppo di popolazione per cui la crescita è avvenuta in tutte le fasce di età, anche se più forte in quelle più anziane.

Cala la soddisfazione per le relazioni familiari e crolla per le relazioni amicali

La soddisfazione per le relazioni familiari registra una flessione rispetto al 2020, così come, in misura più marcata, quella per le relazioni amicali, probabilmente in ragione dei prolungati ostacoli posti dalla pandemia alla socialità. La soddisfazione per le relazioni familiari è sempre stata molto alta, superiore a quella di ogni altra dimensione considerata: nel 2021 l’87,1% delle persone di 14 anni e oltre la valuta molto o abbastanza elevata. Solo una quota residuale, il 2,2%, giudica questo tipo di relazioni per niente soddisfacente. Nonostante sia molto elevata, rispetto agli anni passati si riduce la quota di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto, a vantaggio di coloro che la considera bassa o nulla. In questo ambito gli uomini sono più soddisfatti delle donne (87,8% contro 86,5%). Rispetto all’età la diffusione della soddisfazione è inversamente proporzionale all’età e, quindi, più elevata nella fascia 14-17 anni (91,0%) per poi decrescere lentamente fino agli over 75 (85,3%). In quest’ultima classe di età si è avuta la maggiore flessione rispetto al 2020 della quota di soddisfatti, probabilmente perché più colpita dalle restrizioni che l’hanno posta in una condizione prolungata di isolamento. A livello territoriale, la quota dei soddisfatti per le relazioni familiari si riduce in tutte le ripartizioni. Il Nord presenta il decremento maggiore rispetto al 2020 attestandosi all’87,9%. Nonostante ciò, si conferma l’area che vanta la soddisfazione maggiore, seguita dal Centro (87,7%), che registra un decremento più contenuto. Il Mezzogiorno si pone su livelli inferiori a quelli delle altre ripartizioni territoriali con l’85,8%. 

La dimensione delle relazioni amicali subisce un vero e proprio crollo rispetto al 2020, passando dall’81,6% al 72,1% di chi si dichiara molto o abbastanza soddisfatto. Emergono alcune differenze di genere: è soddisfatto il 73,7% degli uomini contro il 70,5% delle donne. La soddisfazione è più diffusa nelle fasce giovanili e meno all’aumentare dell’età. I decrementi più consistenti rispetto all’anno precedente si riscontrano nelle fasce di età centrali, in particolare nella classe 55-59 anni dove si tocca il minimo del 70,4% (82,5% l’anno precedente). Sul territorio le differenze non sono marcate. Come per le relazioni familiari, si osserva una forte decrescita al Nord, superiore alla media nazionale, dove le persone soddisfatte rappresentano il 72,2% del totale dei rispondenti (dall’83,0% nel 2020) e un calo più contenuto al Centro, dove i soddisfatti sono il 72,9% e al Sud (71,4%). La maggiore intensità del calo al Nord determina una riduzione del gap tra Nord e Sud del paese che era aumentato l’anno precedente.

 

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