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Il FMI ha alzato le stime di crescita per l’Italia

Nel 2023 è atteso un +1,1%: una crescita più robusta rispetto sia ai principali partner europei, sia all’Eurozona nel suo complesso

di Redazione

Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al rialzo le stime di crescita dell’Italia, portandole ad un +1,1% per il 2023 e ad un +0,9% per il 2024. Performance che, secondo il FMI, confermano la solidità del settore economico del paese, dimostrando una crescita più robusta rispetto ai principali partner europei.

Nel dettaglio,  per l’economia tedesca si stima una contrazione dello 0,3% durante quest’anno, mentre la Francia sperimenterà una crescita moderata, dell’0,8%. L’intera Eurozona dovrebbe invece crescere del +0,9%.

Foto di Jon Kline da Pixabay

Continua a preoccupare l’inflazione: nonostante i risultati incoraggianti osservati negli ultimi mesi, il FMI stima a livello globale un aumento dei prezzi del 6,8% per quest’anno, dal +8,7%  2022. L’inflazione core è attesa scendere in modo graduale, passando dal 6,5% del 2022 al 6,0% del 2023 e al 4,7% del 2024. Il FMI ha sottolineato la necessità di politiche restrittive da parte delle banche centrali per mantenere sotto controllo l’inflazione finché non saranno evidenti segnali di raffreddamento dell’economia.

Nel frattempo, le banche dell’Eurozona hanno segnalato un ulteriore irrigidimento degli standard di credito per i prestiti alle imprese e alle famiglie durante il secondo trimestre del 2023. Secondo l’indagine della Banca Centrale Europea, l’inasprimento dei prestiti alle imprese è stato particolarmente significativo a partire dal 2022, a causa dei rischi legati alle prospettive economiche. Per quanto riguarda i prestiti alle famiglie, l’inasprimento è stato meno pronunciato per i prestiti immobiliari, mentre è stato maggiore per il credito al consumo.

Bankitalia, analizzando i dati delle banche italiane, ha confermato una riduzione della domanda di prestiti da parte sia delle imprese sia delle famiglie, attribuibile agli elevati di tassi di interesse e a una generale diminuzione della fiducia nel contesto economico.

 

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