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Come rispondere al cambiamento climatico

Le linee direttrici vertono sui concetti di adattamento e mitigazione. In Italia il 2022 è stato l’anno più caldo dal 1961

di Redazione

Nubifragi al nord, incendi al sud. L’Italia è stata colpita in questi giorni da situazioni estreme legate al clima e al caldo torrido, registrando ingenti danni e conseguenze talvolta drammatiche. Gli scienziati, concordi, suggeriscono ormai una chiave di lettura univoca: eventi di tale portata – il punto dirimente non è il singolo caso, ma la frequenza con cui si susseguono tali eventi – dipendono dai cambiamenti climatici. Il clima cambia in continuazione, in virtù di alcuni fenomeni naturali (ad esempio lo spostamento dell’asse terrestre, le variazioni dell’attività solare o l’attività vulcanica), ma la comunità scientifica, in particolare l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ritiene che i mutamenti osservati negli ultimi 50 anni, nello specifico gran parte del surriscaldamento globale, sia indotto dalle attività umane. Ma al netto delle buone condotte individuali, che tipo di atteggiamento possiamo assumere per cercare di migliorare un contesto che appare sempre più preoccupante?

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Le due linee direttrici vertono sui concetti di adattamento e mitigazione. Il primo riguarda una serie di misure e politiche volte a prevenire gli effetti avversi dei cambiamenti climatici, allo scopo di ridurre al minimo i danni che possono derivare da questi ultimi e contestualmente sfruttare le opportunità che si presenterebbero in termini di sviluppo. Il secondo, invece, riguarda la diminuzione di emissioni di gas a effetto serra nell’atmosfera per “mitigare”, appunto, i potenziali danni dovuti ai cambiamenti climatici. Tutto ciò, ovviamente, prevede interventi di tipo infrastrutturale, così come nuovi approcci paradigmatici sui sistemi lavorativi e produttivi. 

Secondo il Rapporto Clima in Italia nel 2022 di Snpa (Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente), mentre in generale, sulla terraferma, il 2022 è stato il quinto anno più caldo della serie storica, in Italia con un’anomalia media di +1,23°C rispetto al valore climatologico 1991-2020, quello passato è risultato l’anno più caldo dal 1961, superando di 0,58°C il precedente record assoluto del 2018 e di 1,0°C il valore del 2021. Tutti i mesi dell’anno sono stati più caldi della media, a esclusione di marzo e aprile: anomalie superiori a 2°C si sono registrate a giugno (con il picco di +3,09°C) e nei mesi di luglio, ottobre e dicembre. L’anomalia più marcata in estate (+2,18°C), seguita dall’autunno (+1,38°C) e dall’inverno (+0,58°C). Il 2022 è stato l’anno meno piovoso dal 1961, segnando un -22% rispetto alla media climatologica 1991-2020, con precipitazioni inferiori alla norma (-39%) da gennaio a luglio. Le anomalie sono state più marcate al Nord (-33%), seguite dal Centro (-15%) e dal Sud e Isole (‑13%).

L’ultimo report IPCC, in aggiunta, sottolinea come il 2022 sia stato l’anno, in ripresa dopo i due di pandemia, che ha fatto registrare il record di emissioni. I nubifragi osservati al nord Italia sono conseguenza del contrasto tra le due masse d’aria con caratteristiche diverse, l’anticiclone africano proveniente dal centrosud e la massa atlantica più instabile. Il timore generale è che a causa dei cambiamenti climatici tanto le ondate di calore, quanto gli improvvisi e violenti rovesci osservati nelle ultime ore, possano verificarsi con maggiore frequenza. 

 

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