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Ricerca e sviluppo in Italia, nel 2021 il recupero delle attività

Spesa in riduzione nel 2022, segnali di ripresa per il 2023. Si rilevano andamenti positivi del settore pubblico e non profit, meno tra le imprese

di Redazione

Il 2021 è l’anno del recupero delle attività di R&S dopo la contrazione registrata nel 2020 a causa della crisi pandemica. La spesa complessiva in R&S intra-muros – rileva l’Istat nel report La ricerca e sviluppo in Italia – Anni 2021/2023 –, effettuata da imprese, istituzioni pubbliche, istituzioni private non profit e Università, che nel 2021 ammonta a circa 26 miliardi di euro, aumenta del 3,8% rispetto al 2020 ed è inferiore di appena l’1% rispetto al 2019. Tuttavia, la ripresa della spesa investe prevalentemente le istituzioni pubbliche (+9,7%) e le Università (+7,9%). Il non profit continua a registrare un incremento costante (+1,9%), mentre nel settore delle imprese la crescita della spesa (+1,1%) è modesta e interessa soltanto le imprese di maggiore dimensione.

Foto di Scott Graham su Unsplash

Nel settore delle imprese, prosegue l’Istat, l’aumento così contenuto dipende sostanzialmente dal minor numero di imprese che hanno complessivamente svolto attività di R&S nel corso del 2021 (14.172 unità contro le circa 15.718 del 2020), mentre aumenta la spesa sostenuta dalle imprese già attive in R&S nel 2020 (+5,9%). L’incidenza percentuale della spesa sul Pil risulta pari all’1,45%, in diminuzione rispetto all’anno precedente (1,51%). La spesa in R&S delle imprese sul Pil è pari allo 0,88%, anch’essa in calo rispetto al 2020 (-0,05 punti percentuali). Per il 2022 i dati preliminari indicano un peggioramento della spesa in R&S delle imprese (-2,9% rispetto al 2021). È invece stimata per il 2023 una ripresa in grado di riportare i valori di spesa a livelli superiori al 2021: secondo le previsioni la spesa delle imprese aumenterà raggiungendo il valore di circa 16 miliardi di euro (+5,2% rispetto al 2022). Nel settore delle istituzioni pubbliche, invece, i dati preliminari 2022 evidenziano un aumento della spesa in R&S intra-muros del 5,6% rispetto al 2021. L’andamento crescente prosegue nel 2023: l’aumento previsto è pari al 12,2% rispetto all’anno precedente. Anche per le istituzioni private non profit si prevede un aumento della spesa sia nel 2022 (+4,3%) che nel 2023 (+8,6%).

L’Istat osserva dunque che nelle imprese si registrano modesti segnali di ripresa delle attività di R&S nel 2021. Nonostante la generale fase di recupero registrata dall’economia nazionale, la spesa in R&S delle imprese non torna ai livelli pre-crisi (15,6 miliardi nel 2021 contro i 16,6 del 2019) e registra ritmi di crescita annuali ben lontani da quelli del periodo pre-pandemico (+1,1% a fronte del +7,4% del 2018 e del +4,1% del 2019). Come la contrazione della spesa in R&S durante la crisi pandemica aveva chiaramente assunto una rilevante caratterizzazione sia dimensionale sia settoriale – prosegue dunque l’Istituto nazionale di statistica –, così il suo andamento nella fase post-pandemica è molto differenziato, determinando forti divaricazioni settoriali e dimensionali con situazioni in cui la spesa resta ancora molto al di sotto del livello precedente la crisi. Dai dati recenti, infatti, appare confermata la polarizzazione strutturale del sistema produttivo nazionale rispetto all’intensità della R&S nel 2021. La scelta di puntare su nuovi investimenti in R&S, non avendo interessato tutte le imprese, ha accentuato l’eterogeneità del sistema produttivo. Trasversalmente alle attività economiche, la ripresa interessa solo le grandi imprese, mentre tutte le altre non sembrano superare la crisi causata dalla pandemia. Le più colpite sono le piccole imprese (meno di 50 addetti), la cui spesa si riduce del 6,3% rispetto al 2020, mentre nelle imprese di media dimensione (50-249 addetti) il calo è più contenuto (-3,2%). All’opposto, emerge il discreto recupero delle attività di R&S delle imprese con oltre 249 addetti, che spendono il 3,8% in più rispetto al 2020.

A livello territoriale, continua poi l’Istat, la spesa in R&S resta fortemente concentrata, i due terzi della spesa totale (oltre 17 miliardi di euro) sono effettuati da sole cinque regioni: Lombardia (20,0%), Lazio (15,2%), Emilia-Romagna (13,5%), Piemonte (10,9%) e Veneto (8,0%). Altre due regioni sostengono una spesa superiore al miliardo di euro: la Toscana, con una quota regionale del 7,0% della spesa totale, e la Campania (5,7%). Tutte le altre regioni contribuiscono complessivamente con una quota di poco inferiore al 20%. Rispetto al 2020 si registra una tendenza generalizzata alla ripresa della spesa in R&S in tutto il territorio nazionale con punte massime nel Sud (+8,4%) e risultati positivi anche nelle Isole (+5,8), nel Centro (+5,3%) e nel Nord-est (+4,7%). Resta invece sostanzialmente stabile la spesa in R&S nel Nord-ovest (+0,7%) per effetto di un calo del 4,2% in Piemonte. Le migliori performance sono registrate in Abruzzo (+19,7%), Liguria (+11,3%), Puglia (+10,6), Emilia-Romagna (+9,8). Si segnala infine un pieno recupero del livello pre-pandemico del Centro (+0,4% rispetto al 2019, ottenuto però unicamente grazie all’incremento registrato nel Lazio) e una crescita importante del Sud (+3%) e delle Isole (+6%), dove ad eccezione di Molise, Basilicata e Sardegna, tutte le regioni superano i livelli del 2019.

 

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