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Usa 2024. Gli Stati Uniti a un anno dal voto

Un recente sondaggio New York Times/Siena College spaventa Biden e i democratici. Ma diversi elementi sembrano suggerire ancora prudenza nei pronostici

di Fabio Germani

Il sondaggio del New York Times in collaborazione con il Siena College pubblicato nelle ultime ore, tra i primi ad avere davvero un senso perché entra nel dettaglio della competizione elettorale 2024 (potenziale, cioè una riedizione del 2020, con Donald Trump che con ogni probabilità sfiderà Joe Biden, secondo le analisi più accreditate), è motivo di sconforto e allo stesso tempo preoccupazione tra i democratici. L’ex presidente, infatti, sarebbe in vantaggio sull’attuale inquilino della Casa Bianca non solo sul piano nazionale – cosa che di per sé, dato il sistema elettorale americano, potrebbe significare poco –, ma soprattutto in alcuni Stati fondamentali che proprio nel 2020 permisero a Biden di sconfiggere il rivale politico. Gli Stati osservati nel sondaggio sono sei, poiché considerati contendibili: in cinque – Arizona, Georgia, Michigan, Nevada e Pennsylvania – Trump avrebbe dalla sua un vantaggio che oscilla tra i quattro e i dieci punti, mentre solo nel Wisconsin la spunterebbe Biden, seppure con un margine più ristretto (appena due punti). Aspetto non trascurabile: nel 2020, in tutti e sei gli Stati, vinse Biden. 

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Al voto manca un anno quasi esatto – le elezioni sono in programma il 5 novembre 2024 –, perciò questi numeri sono destinati a cambiare. Se in meglio o in peggio per Biden è tutto da vedere. In compenso dicono molto in termini attuali e qui risiedono le maggiori preoccupazioni nel Partito democratico. Perché oltre ai soliti dubbi degli intervistati nei sei Stati chiave sull’età del presidente, stavolta emergono perplessità anche sulla ricetta economica (la cosiddetta Bidenenomics), nonché su temi quali la sicurezza e la gestione dei flussi migratori, dove “vince” appunto Trump, ma anche le capacità di mediazione al cospetto del conflitto israelopalestinese. È su argomenti quali l’aborto – si ricorderà in questo senso la decisione della Corte Suprema con cui il 24 giugno dello scorso anno ribaltò la Roe v. Wade, la sentenza del 1973 che ha riconosciuto la garanzia federale del diritto all’aborto negli Stati Uniti – e la tenuta della democrazia che Biden riceve giudizi positivi. In qualche misura i dati potrebbero stupire perché, nonostante i numeri più recenti sul lavoro non siano stati particolarmente esaltanti, l’economia post-Covid ha registrato una ripresa costante e duratura, sostenuta in parte dalle politiche dell’amministrazione dem e in parte dalla congiuntura ora più favorevole. Eppure, dicono ancora il New York Times e il Siena College, Trump vede aumentare i propri consensi anche tra i più giovani, tra i neri e tra gli ispanici, rosicchiando un po’ di vantaggio che normalmente Biden mantiene in questi segmenti demografici (anche se meno tra gli ispanici rispetto agli altri due gruppi). 

C’è un problema, o forse più di uno. In questi mesi sono state diffuse rilevazioni che mettevano in risalto una certa riluttanza dell’elettorato in previsione di una rivincita Trump-Biden, in definitiva ritenuti entrambi inadeguati – per età o altro – a ricoprire l’incarico per un rispettivo secondo mandato, sebbene “discontinuo” nel caso di Trump. Inoltre una lunga indagine del Pew Research Center ha evidenziato stanchezza e sfiducia diffuse nei confronti della politica in generale e delle istituzioni, Congresso compreso. Il 61% degli intervistati afferma di avere opinioni sfavorevoli nei riguardi del Partito repubblicano e una quota praticamente identica la pensa allo stesso modo a proposito del Partito democratico. L’incertezza generale si riflette anche attraverso gli indici di gradimento. Secondo la media di FiveThirtyEight, l’approvazione per Biden si attesta al 38% (dunque su valori bassi, tuttavia in linea con Trump nello stesso periodo del suo mandato), ma al contempo la quota di chi si dichiara non favorevole verso l’ex presidente al momento supera di oltre 14 punti la quota dei favorevoli. Sono elementi, questi ultimi, che perciò suggeriscono ancora una massiccia dose di prudenza prima di lanciarsi in pronostici sull’esito del voto 2024.

Tornando al sondaggio del New York Times, sembrerebbe che i guai giudiziari di Trump siano l’unica ancora di salvezza per Biden. In caso di condanna per Trump – ad esempio nel processo relativo al 6 gennaio 2021 – la situazione potrebbe allora capovolgersi, ma Biden risulterebbe ad ogni modo sconfitto in almeno quattro dei sei Stati esaminati qualora il rivale fosse il governatore della Florida, Ron DeSantis (in uno scenario, tuttavia, decisamente più in bilico), e in tutti e sei – oltretutto con un margine talvolta tanto più ampio anche rispetto a Trump – in caso di sfida con l’ex ambasciatrice alle Nazioni Unite, Nikki Haley. Il punto è che ad ora la corsa alle primarie repubblicane appare tutt’altro che compromessa per l’ex presidente. Salvo un risultato clamoroso il 15 gennaio ai caucuses dell’Iowa che possa imprimere una svolta inaspettata all’interno del Gop.

 

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