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Pubbliche amministrazioni, aumenta il ricorso alle tecnologie informatiche

L’Istat rileva nel 2022 un consolidamento delle innovazioni introdotte durante la pandemia. Cresce la formazione per il personale, ancora limitato l’uso di intelligenza artificiale

di Redazione

Nel 2022, l’uso di tecnologie informatiche nelle Pubbliche amministrazioni (PA) locali italiane ha registrato un incremento significativo. Il 99,7% delle PA locali utilizza pc desktop e il 76,7% fa uso di pc portatili, rispetto al 63,4% del 2018. La diffusione di portatili e strumenti di videoconferenza è aumentata a seguito della nuova organizzazione del lavoro, come lo smart working, introdotta durante la pandemia. Nel 2022, 22 dipendenti su 100 hanno a disposizione un portatile, un netto aumento rispetto agli 8 su 100 del 2018. A dirlo è l’Istat nel report Pubblica amministrazione locale e ICT (Anno 2022).

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Un ufficio autonomo di informatica, prosegue l’Istat, è presente nel 95,5% delle Regioni e nel 93,6% delle Province. Tuttavia, solo il 21,0% dei Comuni dispone di tale ufficio, sebbene in aumento rispetto al 14,9% del 2018. L’8,1% dei Comuni ha istituito un ufficio di informatica in gestione associata, in particolare in Emilia-Romagna (77,0%). Nel 2022, la quota di PA locali in cui il personale ha partecipato a formazioni in ICT è aumentata dal 16,9% del 2018 al 23,9%. Contestualmente, si osserva un aumento dei dipendenti che hanno seguito corsi di formazione ICT, passando dal 9,5% nel 2018 al 23,5% nel 2022. Tra le tecnologie adottate per ridurre i costi, l’uso di software open source è stabile (50,2% delle PA locali, 50,9% nel 2018), mentre cresce la quota di enti che si affidano all’acquisto in modalità e-procurement (da 80,9% a 83,4%).

Le PA locali hanno registrato una crescita di circa 20 punti percentuali nell’utilizzo di servizi di cloud computing rispetto all’edizione precedente dell’indagine, osserva ancora l’Istituto nazionale di statistica. La crescita è costante in tutte le macroaree territoriali, con un utilizzo particolarmente elevato da parte delle PA locali del Nord-est (74,0%, 51,9% nel 2018), a fronte dei ritardi di quelle del Nord-ovest (48,4%) e del Mezzogiorno (49,4%). I livelli di disponibilità dei servizi offerti online dalle amministrazioni locali sono migliorati sensibilmente: la quota di enti che offrono la possibilità di avviare e concludere online l’intero iter del servizio richiesto è passata dal 47,8% del 2018 al 70,3%, mentre gli enti che offrono la possibilità agli utenti di caricare online documentazione relativa ai servizi richiesti sono passati dal 68,3% al 83,1% (58,3% nel 2015).

Gli indicatori relativi alla formazione e alla gestione delle attività legate all’informatica confermano le differenze strutturali già rilevate nelle edizioni precedenti della rilevazione dell’Istat. Nei Comuni, l’incidenza della formazione in ICT è legata alla classe di ampiezza demografica: dal 17,3% di quelli fino a cinquemila abitanti (11,5% nel 2018) al 57,6% dei Comuni con oltre 60mila abitanti (46,4% nel 2018). La presenza di divari strutturali si rileva anche a livello territoriale: si passa dal 38,4% dei Comuni del Nord-est che hanno organizzato corsi di formazione informatica al 16,7% di quelli del Mezzogiorno. In media, il numero di ore di formazione erogate dalle PA locali ogni 100 dipendenti è di 59,0 (23,3 nel 2018), con una differenza notevole tra Comuni di diverse dimensioni (105,7 ore per quelli con oltre 60mila abitanti contro la media di 61,4 ore registrata per tutti i Comuni). Le principali tematiche su cui si è svolta la formazione nelle PA locali sono applicazioni e software specifici (71,4%), sicurezza ICT (49,4%) e argomenti riguardanti il web (42,2%). Le funzioni informatiche sono affidate in gran parte a fornitori privati (94,7%) in concorso con il personale interno, che tuttavia risulta in flessione negli ultimi anni (dal 70,8% del 2012 al 63,6%). Nel caso delle Regioni, è ancora rilevante e in crescita anche l’utilizzo dell’outsourcing verso imprese a controllo pubblico (dal 72,7% del 2018 al 90,9%).

Tra il 2020 e il 2022, afferma l’Istat, la necessità di formare il personale delle Pubbliche amministrazioni locali è aumentata. Il 66,4% delle PA locali ha optato per una formazione specifica sulle piattaforme abilitanti previste dal Piano Triennale ICT (PagoPA, ANPR, ecc.), il 44,9% sull’identità digitale (25,6% nel 2018), il 58,7% sui pagamenti telematici (44,2% nel 2018) e il 20,2% sul cloud computing (7,5% nel 2018). Nel triennio 2022-2024, il 5,1% delle PA locali e l’81,8% delle Regioni hanno effettuato o pianificato investimenti in strumenti innovativi di Intelligenza Artificiale o tecniche di analisi di Big Data. A livello dimensionale, emergono i Comuni di dimensione maggiore con oltre 60mila abitanti (36,7%) e tra le Regioni si distinguono quelli della Regione Molise (11%). Le Amministrazioni provinciali del Nord raggiungono quote più elevate (circa 13%) rispetto a quelle del Centro (5,0%) e del Sud Italia (5,7%).

Tra gli strumenti o tecniche già adottate o che si è programmato di adottare, emerge l’analisi dei dati provenienti da “Internet delle cose” come telecamere, sensori di traffico, centraline meteo, dichiarata dal 70,9% delle PA locali che ha deciso di investire in tali strumenti innovativi. Seguono il 59,9% per l’analisi dei dati provenienti da “Internet delle persone” attraverso tweet, social media, smartphone e accessi al sito web, il 37,7% in dashboards e strumenti di visualizzazione dei dati, il 26,4% in chatbot o assistenti digitali virtuali, il 15,1% in tecniche di analisi di big data come text mining e analisi automatica del linguaggio. Nel triennio 2020-2022, i fattori che hanno inciso molto o abbastanza sul processo di digitalizzazione delle Amministrazioni locali sono stati legati a obblighi legislativi (89,4%), le direttive provenienti dal Governo centrale (Agid, Team digitale, ecc.) e locale (88,2%), la disponibilità di finanziamento (78,3%) e la necessità di contenere i costi (61,8%).

 

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