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Lavoro: gli inattivi diminuiscono per il terzo anno consecutivo

Ma il divario di genere resta ampio. Nella ricerca di lavoro molte persone si rivolgono a parenti, amici e conoscenti, confermando la propensione ad un approccio informale

di Redazione

Il tasso di inattività in Italia risulta in calo dal quarto trimestre 2022 al quarto trimestre 2023, sia quello totale sia nelle componenti maschile e femminile. Ma se quello totale si attesta al 32,7% (-1,2%), il tasso di inattività si colloca al 24% tra gli uomini e al 41% tra le donne (le diminuzioni sono sempre dell’1,2%), mostrando tuttavia – come si può constatare nel report dell’Istat Il mercato del lavoro – IV trimestre 2023 – un divario di genere ancora piuttosto evidente. Da definizione Istat, gli inattivi sono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione. Quanto è diminuita l’inattività nel corso del 2023?

Foto di Scott Graham su Unsplash

Entrando nel dettaglio del report Istat, nel quarto trimestre del 2023, si è registrato un calo, avviato nel secondo trimestre del 2021, del numero di inattivi di età compresa tra 15 e 64 anni (-496 mila, -3,9% rispetto al quarto trimestre del 2022), che è sceso a 12 milioni 138 mila unità. Si è registrata una diminuzione sia di coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (-187 mila, -1,8%), sia delle forze di lavoro potenziali (-309 mila, -13%), ovvero la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro. Questo calo degli inattivi si riflette nella diminuzione del tasso di inattività del 15-64 anni, che scende al 32,7% (-1,2 punti).

Si è registrata inoltre una diminuzione degli inattivi che non cercano lavoro perché in attesa degli esiti di passate azioni di ricerca (-102 mila, -17,8%). In misura minore, sono diminuiti anche coloro che non cercano lavoro per motivi familiari (-124 mila, -4,4%) e gli scoraggiati (-62 mila, -6,1%), ovvero coloro che dichiarano di non aver cercato lavoro perché ritengono di non riuscire a trovarlo.

Nel complesso del 2023, dunque, secondo l’Istat il numero di inattivi di 15-64 anni diminuisce per il terzo anno consecutivo (-468 mila, -3,6% in un anno), attestandosi a 12 milioni 377 mila. In calo risultano sia coloro che non cercano e non sono disponibili a lavorare (-175 mila, -1,7%) sia, soprattutto, le forze di lavoro potenziali (-293 mila, -11,8%), ossia la componente degli inattivi più vicina al mercato del lavoro (si discostano dagli scoraggiati, ovvero gli inattivi di 15-64 anni che non hanno cercato lavoro nelle quattro settimane precedenti l’intervista perché ritengono di non riuscire a trovarne uno). In flessione è anche il numero degli scoraggiati, appunto (-44 mila, -4,3%), di chi aspetta gli esiti di passate azioni di ricerca (-129 mila, -20,9%) e di chi non cerca lavoro per motivi familiari (-139 mila, -4,8%). Il tasso di inattività 15-64 anni scende al 33,3% (-1,1 punti rispetto al 2022).

Nella ricerca di lavoro l’approccio informale rimane il più popolare. Il 78% delle persone (+2,7 punti) – afferma l’Istat – si rivolge a parenti, amici e conoscenti. Seguono l’invio di domande e curriculum vitae (67,2%, +2 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (49,9%, +1,4 punti). C’è un aumento della percentuale di disoccupati che si rivolgono al Centro pubblico per l’impiego (27,6%, +2 punti), mentre l’uso di agenzie private di intermediazione o somministrazione rimane sostanzialmente invariato (21,3%, +0,1 punti).

 

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