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EMERGENZE A BASSA INTENSITA’

di Fabio Germani

C’è una guerra silenziosa, a bassa intensità, ma non per questo priva di vittime. Anzi. Avviene in una terra spesso dimenticata dai media, in cui l’Occidente ha la responsabilità di interventi tardivi. È il Corno d’Africa dove la siccità e la carestia, peraltro previste, stanno costringendo la popolazione alla fame. Tra i Paesi più colpiti la Somalia (tre milioni di somali sono a rischio malnutrizione). Qui la guerra, da intendersi con le armi, si combatte sul serio e gli scontri ripresi in questi giorni hanno impedito agli operatori umanitari di distribuire gli aiuti del Programma alimentare mondiale, anche a causa del gruppo islamico al-Shabaab.

La zona del Corno d’Africa è una polveriera, ma non lo scopriamo oggi. Siamo rimasti attoniti per quanto successo una settimana fa in Norvegia. Un uomo capace di uccidere così tante persone in uno dei Paesi più aperti e civili d’Europa è una notizia da far accapponare la pelle. L’attenzione mediatica è perciò una conseguenza ovvia. C’era di mezzo l’imprevedibilità del caso, nessuno poteva immaginare cosa passasse per la testa di Anders Breivik. In Somalia, invece, tutto era già stato ampiamente annunciato. Ce ne siamo fregati e ciò è imperdonabile.

 

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