Tutti Guasconi. Ma Giuliano Ferrara no
La parola chiave è “Guascone”. Ha utilizzato questo termine il Presidente Berlusconi, molto recentemente, per definire sé stesso a proposito dell’ormai noto baciamano che ebbe modo di offrire al leader Libico Muammar Gheddafi. Non ci riferiamo quindi, evidentemente al guascone inteso come il dialetto occitano parlato in Guascogna, ma a quello che il dizionario della lingua italiana definisce come “fanfarone e gradasso”. Il che non è comunque un bel sentire, ma che comunque, associato a “coraggioso” ed “eroico” fornisce il quadro che il Premier intendeva dare di sé a giustificazione di quell’atto di cui evidentemente deve pure essersi un po’ pentito; se non per il fatto in sé, almeno per le grane che in seguito gli ha dato.
E’ difficile giudicare quanto bisogno ci sia oggi di “guasconi”, per i quali intenderemo qui la definizione allargata e quindi comprensiva di coraggio ed eroismo, in Italia. Certo è che il termine e il portato che se ne fa nell’immaginario è entrato con prepotenza nel lessico nazionale, tanto per riferimenti letterari quanto per condotte pubbliche e private.
Ultimissimo, in ordine di tempo, a far riferimento alla parola chiave che abbiamo scelto oggi è stato Giuliano Ferrara. Ospite del Tg1 per presentare Radio Londra, la striscia quotidiana cui quotidianamente il Tg di Minzolini tirerà la volata, il direttore de il Foglio ha tenuto a precisare che “io non sono un guascone […] e non faccio guasconate”. Dovremo prenderne atto e, nell’augurare buona fortuna per la nuova impresa, ci impegniamo pure a calibrare le attese su quanto promesso: non ci attenderemo né gradassate né fanfaronate, e con quelle – par giusto – non ci aspettiamo neanche atti coraggiosi e tantomeno gesti eroici.