Le parolacce? Benigni le sa dire
Le parolacce sono ritenute universalmente sinonimo di volgarità e maleducazione, anche se nel linguaggio corrente – complice spesso la televisione – ci siamo abituati al loro ascolto.
Ospite lunedì del programma di Fiorello Il più grande spettacolo dopo il weekend è stato Roberto Benigni, attore e regista famoso in tutto il mondo. Nell’occasione il vincitore di due premi Oscar grazie a La vita è bella ha improvvisato L’inno del corpo sciolto, dopo ben 30 anni che non la faceva in diretta.
Da qui le polemiche: una canzone troppo volgare, piena di parolacce, esplicita e provocatoria. “Benigni mi ha deluso”, recitano alcuni commenti su YouTube dove è possibile rivedere la performance dell’artista.
Ma facciamo qualche passo indietro, diciamo ai tempi di Berlinguer ti voglio bene: in una scena troviamo un monologo blasfemo di Benigni mentre cammina in campagna. Volgare, volgarissimo. Eppure, recitato con l’immancabile accento toscano, Benigni ne fa quasi una poesia: le parole, stranamente, non risultano così pesanti e anzi, siamo anche divertiti da esse. Niente di paragonabile ai cinepanettoni che anche solo dicendo un terzo di quello che recita Benigni in Berlinguer ti voglio bene risulterebbero molto più volgari. Tutto sta nella persona, in come essa si predispone nel recitare quelle parole.
Ed infatti anche L’inno del corpo sciolto, fatta da un personaggio come Benigni, viene alleggerita dalla sua allegria, come se ci trovassimo di fronte a un bambino che dice “cacca” la prima volta e ride, imbarazzato, per avere pronunciato quella parola.
Non scordiamoci che Benigni non è un attore e regista di bassa lega, anzi, è anche poeta, e sa bene come calibrare parole e parolacce; d’altronde due Oscar alle spalle e sold out in giro per il mondo recitando Dante Alighieri vorranno pur dire qualcosa.