In città? Alla stessa velocità del 1700
A quanto pare viviamo un paradosso. Nonostante i ritmi frenetici che caratterizzano la nostra società, in verità nei grandi centri urbani (Roma, Napoli e Milano) ci spostiamo ad una velocità di 15 km orari. E a volte, quando il traffico è particolarmente caotico, anche a 7-8 km orari. Nel 1700, per dire, si muovevano alla stessa velocità. Però guai a rinunciare all’automobile: con 41,4 milioni di veicoli, l’Italia detiene il record mondiale ed europeo per densità in rapporto alla propria rete stradale. Dal 1970 l’aumento è stato del 271%, a fronte di una crescita dell’intera rete stradale del Paese del 34%.
Confcommercio ha presentato il Libro Bianco sui trasporti Sciogliere i nodi per competere, una vera e propria fotografia del ritardo infrastrutturale del nostro Paese. E una tale “lentezza”, non solo negli spostamenti, è valsa nel decennio 2001-2010 il mancato raggiungimento dell’incremento del Pil pari a 142 miliardi di euro.
Di fatto quanto abbiamo bruciato? Nel 2010 la somma perduta, secondo lo studio di Confcommercio, equivale a 50 miliardi di euro, corrispondente all’incremento del 3,2% del Pil, che si sarebbe potuto registrare se solo i livelli di accessibilità medi del Mezzogiorno fossero stati equiparati agli standard raggiunti in Lombardia.
I costi chilometrici medi in Italia – si legge nel documento – si dimostrano poco concorrenziali rispetto a quelli di altri Paesi: 1,579 euro contro l’1,518 della Francia, l’1,530 della Germania, l’1,206 della Spagna, l’1,047 della Polonia e lo 0,887 della Romania.
E ancora: le opere incompiute, viene sottolineato nell’indagine, sarebbero 27, tenendo conto soltanto di quelle più importanti (il tunnel Rapallo Fontanabuona in Liguria e la trasversale Fano-Grosseto in Toscana “vantano” un ritardo di 50 anni). Rispetto al Programma per le infrastrutture strategiche, il cui valore stimato è di 367 miliardi di euro, Confcommercio sottolinea che “è stato portato termine solo il 9,3% dei lavori e quasi il 60%è ancora in fase di progettazione”.
“È senza dubbio doveroso – si legge tuttavia nel documento – tenere nella debita considerazione gli effetti che la grave congiuntura economica inevitabilmente stanno esercitando sugli stanziamenti previsti”. Le risorse per le nuove infrastrutture, infatti, hanno subito nel biennio 2009-2011 una riduzione del 34%, toccando il livello più basso da venti anni a questa parte.