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Lavoro e sociologia della povertà

lavoro_disoccupazioneDice l’Istat che in Italia il numero di famiglie che vivono in condizione di povertà relativa sono tre milioni e 232 mila, per un totale di nove milioni e 563 mila persone. La povertà si annida più nel Mezzogiorno che al Nord e colpisce in particolare le famiglie numerose. Rappresentano il 30,2% del campione quelle con cinque o più componenti.
“Si tratta – spiega l’Istat entrando nel dettaglio – per lo più di coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati, tipologie familiari tra le quali l’incidenza di povertà è pari, rispettivamente, al 29,8% e al 22,3% (43,3% e 34,3% nel Mezzogiorno). Il disagio economico è più diffuso se all’interno della famiglia sono presenti figli minori: l’incidenza di povertà, pari al 17,4% tra le coppie con due figli e al 29,8% tra quelle che ne hanno almeno tre, sale, rispettivamente, al 20,1% e al 28,5% se i figli sono minori. Il fenomeno, ancora una volta, è particolarmente evidente nel Mezzogiorno, dove quattro famiglie con tre o più figli minori su dieci sono povere.
La povertà è superiore alla media nazionale tra le famiglie con due o più anziani (15,4%), mentre riguarda meno spesso i single e le coppie senza figli di età inferiore ai 65 anni: l’incidenza è pari al 4,9% tra i primi e al 7% tra le seconde.
Se il livello d’istruzione della persona di riferimento è basso (nessun titolo o licenza elementare) l’incidenza di povertà è più elevata (19%) ed è tre volte superiore a quella osservata tra le famiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza media superiore (6,4%).
Similmente, la diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio o assimilato (16,9%) è decisamente superiore a quella osservata tra le famiglie di lavoratori autonomi (9%) e, in particolare, di imprenditori e liberi professionisti (4,9%)”.
Naturalmente il lavoro (distribuito tra i diversi componenti, precario o stabile) è il primo indicatore della condizione economica delle famiglie. Osserva infatti l’Istituto nazionale di statistica: “La difficoltà a trovare un’occupazione si associa a livelli di povertà marcatamente elevati, ben il 35,6% delle famiglie con a capo una persona in cerca di lavoro è relativamente povero, valore che sale al 49,7% nel Mezzogiorno. Le situazioni più difficili – aggiunge l’Istat – appaiono quelle delle famiglie in cui non vi sono occupati né ritirati dal lavoro, dove l’incidenza è pari al 49,1%; si tratta di anziani soli senza una storia lavorativa pregressa e di persone escluse dal mercato del lavoro che vivono in coppia con figli o che sono genitori soli”.
“Molto grave è anche la condizione delle famiglie senza occupati che, al loro interno, combinano la presenza di ritirati dal lavoro e di persone alla ricerca di occupazione, oltre un terzo (36,9%) vive in condizione di povertà. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di coppie con figli adulti e di famiglie con membri aggregati, dove la pensione proveniente da una precedente attività lavorativa rappresenta l’unica fonte di reddito familiare”.
Le famiglie con occupati mostrano soglie di povertà più contenute. Ma ci sono casi e casi: “Quando l’unico reddito da lavoro, a cui non si affianca un reddito da pensione, deve sostenere anche il peso di componenti in cerca di occupazione, l’incidenza raggiunge il 29,8% (si tratta soprattutto di coppie con due o più figli). La povertà, quindi, è molto legata alla difficoltà ad accedere al mercato del lavoro e la presenza di occupati (e quindi di redditi da lavoro) o di ritirati dal lavoro (e quindi di redditi da pensione provenienti da una passata occupazione) non sempre garantisce alla famiglia risorse sufficienti a sostenere il peso economico dei componenti a carico.
I livelli più bassi di incidenza di povertà si osservano tra le famiglie dove tutti i componenti sono occupati (5,1%) o dove la presenza di occupati si combina con quella di componenti ritirati dal lavoro (8,6%). Nel primo caso si tratta soprattutto di single e di coppie con figli, nel secondo di famiglie monogenitoriali, di coppie con un figlio e di famiglie con membri aggregati, per le quali la pensione dei genitori si combina con l’occupazione dei figli”.

 

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