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STRACQUADANIO MON AMOUR

di Francesco Nardi

Sfogliando le reazioni all’uscita di Stracquadanio sulla necessità di punire i dipendenti pubblici che usano internet nell’orario di lavoro, si scopre oltre alla prevedibile massa di condanne condite da scherno anche un’insospettabile quota di internauti che, a prescindere dai toni, è d’accordo nel merito con il parlamentare pidiellino. E a questi ultimi è davvero complicato dare torto, perché quello della nullafacenza è un fenomeno innegabilmente molto diffuso negli uffici pubblici. Detto questo però c’è da rilevare che Stracquadanio parla comunque a vanvera, perché di certo lo stesso fenomeno non si deve all’uso della rete. Fosse così ai dipendenti pubblici andrebbe proibito anche di introdurre

sul posto di lavoro quotidiani e settimane enigmistiche, per non dire di cellulari e palmari. Del resto qualcuno ricorderà lo schermo verde che illuminava gli schermi dei computer negli uffici pubblici prima dell’avvento di internet: parliamo di quel tipico verde che faceva da sfondo ai solitari e ai campi minati di windows. E’ evidente quindi che l’uso di internet distrae dal lavoro in modo diverso ma che certo non è lo strumento stesso il responsabile del fenomeno. C’è poi qualcosa in più e che condanna la linea Stracquadanio all’inevitabile confino nell’area delle sciocchezze. Perché il teorico della perniciosità della rete ha trovato spunto per il suo sfogo – per sua stessa ammissione – nel fatto che la sua parte politica ha perso le amministrative e il referendum. Quindi la reazione è chiaramente mirata a sopprimere la nullafacenza di una parte politica piuttosto che di un’altra, che invece in ufficio è ligia al suo dovere e non s’intrattiene nella lettura e diffusione degli algidi comunicati di Daniele Capezzone. E detta così, ci sarebbe anche da capirli.

 

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