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La situazione a Gaza

di Mirko Spadoni

Alle 8 ora locale (le 7 in Italia) è entrata in vigore la tregua bilaterale tra Israele ed Hamas proposta dall’Egitto e che – salvo imprevisti – dovrebbe durare 72 ore. Una tregua al momento rispettata dal gruppo islamista e dall’Israel Defense Forse, che in un tweet postato questa mattina ha espresso tutta la propria soddisfazione: “Missione compiuta: abbiamo distrutto i tunnel (32, in tutto – ndr) costruiti da Hamas che portano da Gaza nel territorio israeliano. Ora Israele è più sicuro”. Nel frattempo, una delegazione israeliana è attese tra qualche ora proprio al Cairo “per negoziati più ampi” con una delegazione di Hamas già presente nella capitale egiziana. “Non ci fidiamo di questa tregua e chiediamo alla nostra gente di fare attenzione”, ha invece ammesso il portavoce del gruppo islamista, Sami Abu Zuhri.

Il bilancio (parziale) dell’operazione Margine protettivo
Le Forze di Difesa israeliane hanno inferto gravi danni ad Hamas, uccidendone – secondo quanto riferito a Times of Israel – circa 900 “operativi” e distruggendo complessivamente 1.474 obiettivi terroristici (dati Israel Defense Force), ma ha anche danneggiato molte delle infrastrutture civili presenti a Gaza, “creando – osserva il quotidiano Haaretz – una vasta crisi umanitaria, con 450.000 rifugiati palestinesi, 1.850 morti (di questi circa 400 sono bambini, secondo l’UNICEF – ndr) e migliaia di feriti”. Tanto per farsi un’idea: il 3 agosto, 1,8 milioni di persone vivevano nella Striscia di Gaza senza acqua e servizi igienici (dati UNICEF). Perdite di gran lunga inferiori tra gli israeliani: 64 soldati e 3 civili uccisi, a poco meno di un mese dall’inizio (l’8 luglio scorso) dell’operazione Margine protettivo (Protective edge).

Il tentativo di Kerry e i nuovi finanziamenti per Iron Dome
Nei giorni scorsi, la comunità internazionale ha lavorato a lungo per convincere Israele ed Hamas a porre fine alle ostilità. Tra tutti questi tentativi c’è stato anche quello (inadeguato, secondo alcuni) di Washington. “Nel weekend – ha commentato il Wall Street Journal – il segretario di Stato Kerry si è mosso a tentoni in questo conflitto, promuovendo un cessate il fuoco ventilato dalla Turchia e dal Qatar e che era vicino alle clausole richieste da Hamas”. Ovvero: la fine della campagna militare israeliana, un negoziato diretto tra Tel Aviv e Hamas e concessioni sull’attraversamento dei confini e i pagamenti dall’esterno, secondo quanto riferito dalla stampa israeliana.
Una scelta (quella di Kerry) che ha lasciato interdetti in molti a Tel Aviv e dintorni, che comunque potranno contare su nuovi aiuti economici da parte statunitense. Venerdì scorso, Senato e Camera degli Stati Uniti hanno infatti approvato una legge per finanziare – con 225 milioni di dollari, da sommarsi ai 700 già stanziati negli anni precedenti – Iron Dome, il sistema anti-missile israeliano che secondo l’IDF ha intercettato 201 razzi dei 754 lanciati nell’ultimo mese dalla Striscia di Gaza, che si aggiungono ai 450 lanciati da gennaio e prima dell’inizio dell’operazione Margine protettivo. Lo scorso anno i missili sparati verso Israele erano stati complessivamente molti di meno: 41.

 

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