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Quale uso per i fondi del piano Juncker?

juncker_ueL’obiettivo del piano Juncker è senza dubbio ambizioso: rilanciare l’economia dell’Unione europea, arginando l’emorragia degli investimenti che ha caratterizzato gli anni della crisi economica.
Partendo da un fondo iniziale di 21 miliardi di euro – gestiti dall’Efsi, il fondo europeo per gli investimenti strategici –, Bruxelles intende generare investimenti complessivi per 315 miliardi tra il 2015 e il 2017 attraverso un effetto leva.
Una parte dei fondi verrà utilizzata per la realizzazione di progetti considerati strategici in diversi settori (energia, trasporti, banda larga, istruzione, innovazione…); l’altra sarà destinata alle piccole e medie imprese, che costituiscono la vera spina dorsale dell’economia europea: rappresentano oltre il 99% di tutte aziende dei 28 Stati membri dell’Ue.
Ad esempio, dei 21 miliardi di euro messi a disposizione dell’Efsi, poco più di un miliardo di euro è destinato al nostro Paese: 650 milioni di euro verranno utilizzati per sbloccare tre autostrade – la pedemontana veneta, la pedemontana lombarda e fare la terza corsia della Serenissima (A4) che attraversa la pianura Padana da Torino a Trieste – mentre 400 milioni di euro serviranno per sviluppare la banda larga, ancora scarsamente diffusa sul territorio nazionale. Specie nel confronto con i nostri principali partner europei.
Una volta pienamente realizzato, il piano Juncker potrebbe consentire di recuperare una parte degli investimenti persi negli anni della crisi economica nell’Ue: tra il 2007 e il 2014, secondo il computo della Commissione europea, la perdita di investimenti (pubblici e privati) è stata pari a 550 miliardi di euro.
Contribuendo al rilancio degli investimenti, il piano Juncker consentirà anche la creazione di migliaia di posti lavoro nell’Unione, dove le persone senza un impiego sono oltre 23 milioni. Stando ad una prima stima di Bruxelles, ne verranno creati 1,3 milioni entro il 2017.

 

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