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Spotify alla vigilia della quotazione in Borsa

Gli abbonati sono cresciuti a 71 milioni. Nell'ambito dello streaming musicale, la società svedese sembra giocare un campionato a parte
di Fabio Germani

È notizia di questi giorni la decisione di Spotify di bloccare gli account degli utenti che, aggirando i termini di servizio, sono riusciti fino adesso a usufruire illegalmente della sua versione Premium evitando di pagare i 9,99 euro di abbonamento mensile (che possono diventare 14,99 per il pacchetto Family oppure scendere a 4,99, prezzo speciale riservato agli studenti). Spotify è arrivato a un punto che non può più permettersi passi falsi e la “guerra agli scrocconi” – parafrasando alcuni recenti titoli di giornale sull’argomento – rientra in quelle che sono le attuali esigenze della società svedese fondata da Daniel Ek.

Spotify, infatti, sta preparando il suo approdo in Borsa e lo farà senza passare per intermediari, ma con un collocamento “diretto” con l’auspicio di raccogliere un miliardo di dollari. In vista della quotazione a Wall Street, Spotify ha snocciolato risultati, numeri e dati. Cifre interessanti – nel bene e nel male –, non fosse altro che una delle maggiori accuse rivolte alle società che offrono servizi in streaming rigurda proprio la mancanza di trasparenza, gonfiando – si mormora, talvolta – utili, ricavi o numero di abbonati.

Lo streaming racchiude una porzione importante del mercato e un po’ ovunque è divenuto la maggiore fonte di guadagno dell’industria musicale. Le possibilità sono varie – da Spotify ad Apple Music, da Deezer a Tidal – e le piattaforme più o meno si equivalgono per servizi, numero di brani disponibili, costi di abbonamento. Certo, ognuno ha le sue peculiarità, i pacchetti a pagamento possono variare a seconda dell’offerta (Tidal, tra gli altri, prevede un abbonamento ad un costo superiore rispetto alla media per chi decide di accedere ad una maggiore qualità audio e, come Apple Music, non prevede una versione free tipo Spotify o Deezer; Apple Music e Tidal, poi, propongono l’accesso a contenuti video, documentari compresi).

Al netto di stime e previsioni – in America scommettono su un prossimo sorpasso di Apple Music ai danni di Spotify, ovviamente nella fetta di mercato interessata –, la società svedese sembra giocare un campionato a parte. Sono 159 milioni gli utenti unici al mese che si collegano per ascoltare musica, gli abbonati alla versione Premium sono cresciuti a 71 milioni, stando ai numeri diffusi da Spotify. Apple Music dovrebbe fermarsi intorno ai 36 milioni di abbonati, Tidal è molto più indietro alla stregua degli altri competitor. I ricavi di Spotify – ricordiamo, prossima alla quotazione – hanno registrato un incremento dal 2015 al 2017 (da 1,9 miliardi di euro a 4,09 miliardi), mentre le perdite sono cresciute da 230 milioni nel 2015 a 1,23 miliardi di euro nel 2017. Un trend, insomma, che evidenzia lacune che tutto sommato l’aumento di abbonati riesce a compensare. Il recupero sta avvenendo anche grazie alla diminuzione del tasso di abbandono: in altre parole chi decide di pagare Spotify è molto probabile che lo farà ancora a lungo.

Logico che servizi streaming dedicati alla musica – proprio perché simili in molti loro aspetti – possono differenziare l’offerta solo investendo e proponendo contenuti nuovi. Anche Spotify potrebbe presto fare il suo ingresso nella partita dei video (su larga scala, almeno, negli Stati Uniti sono stati già avviati esperimenti in questo senso), né si può escludere l’apertura di un canale radio sul modello di Beats 1 all’interno di Apple Music. Già implementata (e di recente rafforzata) la sezione dei podcast, un segmento che negli ultimi anni ha trovato nuova linfa e che sta attraendo un numero sempre più ampio di investitori e inserzionisti pubblicitari. Da qualche settimana circolano inoltre voci sulla possibile produzione di un proprio smart speaker.

@fabiogermani

 

1 Commento per “Spotify alla vigilia della quotazione in Borsa”

  1. […] entrambi, a quanto pare, viaggiano a gonfie vele. Se il primo segmento è trainato soprattutto da Spotify (recente la sua quotazione in Borsa), nel secondo caso è Netflix ad attrarre il maggior numero di […]

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