Caccia aperta al vero uomo della provvidenza

Non conosciamo il nome di quest’uomo ma sono mesi che ci interroghiamo. Dovremmo organizzare delle ronde, adottare una strategia a ragnatela. Dovremmo incollare i ritagli di giornale al muro come John Nash, isolando gli incisi, facendo la tara delle barzellette, cercando ogni minimo indizio. Ci riferiamo a un uomo che abbiamo visto diversi mesi fa e solo una volta, durante una movimentata conferenza stampa. Berlusconi era incalzato dai cronisti e in un momento di particolare concitazione arriva lui, bello come il sole, e soprattutto coraggioso, appropriato. Con tre sole parole rende palese il suo rango, forse addirittura i tratti del suo mandato professionale: “Presidente, non esageri”. L’unico che finora abbiamo sentito rivolgersi con tale sicurezza in termini critici nei confronti di quello che al Foglio chiamano “l’amor nostro”. E il riferimento al Foglio non è casuale, perché quello è l’unico giornale amico che abbia avuto lo stesso coraggio, ma attraverso la carta stampata è un’altra cosa. Dobbiamo scovare quell’uomo e fargli sentire vicinanza e calore, perché nelle sue mani è riposto qualcosa di straordinariamente prezioso. “Le potrebbero fare queste domande… le ho fatto un’ipotesi di risposta”, dice pure. Ma questo è nulla in confronto al “non esageri”. Dobbiamo cercare quest’uomo, anche perché vogliamo sapere che ne è stato. E’ ancora un assistente del premier? O quell’istante incidentalmente immortalato gli è costato la sorte del cameriere della vergine cuccia, cui nulla valse merito quadrilustre? Qualcosa dev’essere pur successa. Che si sia stancato e arreso. Che gli sia stato intimato di non ripetersi in consigli non richiesti. Non sappiamo. Ma qualcosa deve pur essere, perché sembra molto tempo che al presidente nessuno mormora al momento opportuno: “Presidente, non esageri…”.