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Ecco perché ancora affascina il caso Orlandi

di Tommaso Nelli

Negli ultimi tempi, complici anche interventi di politici svegliati come per incanto da un lungo letargo, è ritornato alla ribalta mediatica il caso di Emanuela Orlandi. Nonostante in quasi trent’anni non si sia mai saputo se sia ancora viva o meno, nell’opinione pubblica la vicenda della cittadina vaticana scomparsa tra piazza sant’Apollinare e corso Rinascimento il 22 giugno 1983 continua a suscitare un interesse in alcuni tratti forse maggiore anche della Primavera del Botticelli.
Due sono le ragioni principali di tanto clamore. In primis, l’alternanza di piste sorte intorno alla sua sparizione e mai percorse fino in fondo da chi si è occupato delle indagini, ammantate da sfondi internazionali (Lupi Grigi, servizi segreti) o intrighi di potere coinvolgenti rilevanti realtà criminali (banda della Magliana) o potenti entità politiche (il Vaticano). A seguire, il mistero mantiene appeal per il comportamento anomalo di un’istituzione come la Chiesa che, se a parole, con il Vangelo, professa verità e giustizia, nei fatti, per trent’anni, ha sempre negato ogni forma di aiuto per sapere che fine abbia fatto una sua concittadina. Basti pensare alle rogatorie inviate Oltretevere, quando furono titolari dell’inchiesta, dai giudici Ilario Martella e Adele Rando per interrogare personaggi come l’allora segretario di Stato Agostino Casaroli, che però sono state sistematicamente respinte dalle auguste sfere pontificie; oppure come dimenticare la deposizione rilasciata ai magistrati da monsignor Salerno, all’epoca dei fatti invitato a lasciare “le cose come stanno” da alti porporati; infine, le ultime reticenze sull’argomento di altri prelati interni la Santa Sede, che preferiscono affidarsi alla Provvidenza piuttosto che fornire un aiuto concreto alle indagini, venendo così meno anche il principio di cristiana solidarietà.
Se tre indizi fanno una prova, inutile offuscare la scena agitando l’incenso della preghiera come unica forma di aiuto; lo spettatore lascerà che il fumo si diradi, al che ritornerà al suo posto a vedere cosa può succedere. Dopotutto, siamo in presenza di un’istituzione già coinvolta in pesanti anomalie interne: lo scandalo finanziario dello IOR che riciclava denaro in combutta con il Banco Ambrosiano di Calvi; le morti di Papa Luciani e del comandante delle Guardie Svizzere Alois Estermann, derubricate a evento naturale e suicidio senza ricorrere all’autopsia; i recenti scandali inerenti i preti colpevoli di pedofilia. Un mosaico nel quale ben s’incastra il tassello Orlandi, che in questi anni ha alimentato una vasta proliferazione di materiale narrativo dove, sebbene siano sostenute teorie tra loro differenti, il Vaticano non è esente da responsabilità. Da quelle dirette attribuitogli da Pino Nicotri in Mistero Vaticano ed Emanuela Orlandi – La Verità al possibile legame con la banda della Magliana ipotizzato in Segreto Criminale da Raffaella Notariale, gettando uno sguardo alla versione dell’ex giudice istruttore Ferdinando Imposimato che vuole la ragazza viva in Turchia pur senza averne le prove, e senza dimenticare la pista internazionale avanzata da Fabrizio Peronaci e Pietro Orlandi in Mia sorella Emanuela, il paradigma dei misteri d’Italia – possibile non sapere più nulla, da quasi trent’anni, su un’adolescente sparita nel nulla, a Roma, in pieno centro? – viene dipinto in quattro affreschi tanto differenti quanto articolati, ognuno dei quali segue un binario che sembra portare alla risoluzione del “giallo”, ma che – al pari di quanto avvenuto nella realtà con i vari filoni investigativi intrapresi dagli inquirenti – improvvisamente si interrompe.
In attesa che la magistratura approdi a qualcosa di concreto, c’è una sola certezza: Botticelli non avrebbe saputo far meglio…

Tommaso Nelli è nato a Pisa il 25 ottobre 1982 e nel 2010 si è laureato in Editoria e Giornalismo alla facoltà di Lettere e Filosofia dell’università “La Sapienza” a Roma con una tesi sperimentale in giornalismo d’inchiesta sul caso di Emanuela Orlandi, dal titolo “Vittime di un gioco più grande – Emanuela Orlandi e Mirella Gregori: due misteri senza fine”. Oltre che essere ripreso in R. Notariale, Segreto Criminale, Newton&Compton, a questo lavoro è stato dedicato l’articolo “Un’indagine da 110”, a cura di Fabrizio Peronaci, uscito sul numero 31 di “Sette” del 4 agosto 2011. Fra le sue collaborazioni: Reset DOC e L’Infiltrato.

 

1 Commento per “Ecco perché ancora affascina il caso Orlandi”

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