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Stati Uniti. Cosa succede alla Casa Bianca?

Secondo un sondaggio Politico/Morning Consult il 60% degli intervistati ritiene che la Casa Bianca sia nel caos, mentre il 33% sostiene che le cose stiano andando invece bene
di Fabio Germani

L’allontanamento di Anthony Scaramucci, da appena dieci giorni capo della comunicazione della Casa Bianca, è solo l’ultimo tassello di una situazione che definire ingarbugliata è poco. Ufficialmente, la decisione è stata presa per permettere a John Kelly, nuovo capo di gabinetto, di ricostruire da zero la sua nuova squadra. La verità è che le parole che Sacaramucci ha rilasciato qualche giorno fa ad un giornalista del New Yorker durante un colloquio telefonico – critiche nemmeno troppo velate ai danni di Reince Priebus (l’ex capo dello staff è stato descritto come persona “schizofrenica” e “paranoica”) e di Steve Bannon, consigliere di Trump – possono avere accelerato una scelta che andava comunque in quella direzione. Il caso Russiagate, gli annunci via Twitter di Donald Trump: non dovrebbe stupire l’esito di un sondaggio Politico/Morning Consult secondo cui – l’indagine è stata condotta prima del licenziamento di Scaramucci – il 60% degli intervistati ritiene che la Casa Bianca sia nel caos, a fronte di un 33% che sostiene che le cose stiano andando invece bene.

Le questioni spinose per Trump non sono poche e i primi sei mesi di presidenza si sono rivelati più ostici di quanto lui stesso potesse immaginare. La scorsa settimana non è riuscito ad ottenere i risultati sperati sulla cancellazione dell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta dalla precedente amministrazione. In queste ore ha promesso che firmerà il provvedimento legislativo approvato dal Congresso che introduce sanzioni economiche alla Russia (ma anche all’Iran e alla Corea del Nord), lui che aveva previsto – suo cavallo di battaglia durante la campagna elettorale del 2016 – un nuovo corso e buone relazioni con Mosca. Nel mentre Pyongyang continua con i test missilistici e Trump – naturalmente su Twitter – se la prende con la Cina, che fa poco per gli Stati Uniti nel contrasto alla minaccia nordcoreana. Le relazioni in generale, al contrario, appaiono piuttosto complicate. Comprese quelle interne. Trump è stato protagonista di un botta e risposta con il sindaco di New York, Bill de Blasio: un “sindaco patetico”, secondo l’inquilino della Casa Bianca; “l’unica cosa malata e patetica è il fatto che usi il suo potere per dividere il paese e minacciare la nostra comunità”, la risposta del secondo. Di nuovo, nello Stato di New York durante un evento, ha invitato i poliziotti a non essere “troppo gentili” con i sospettati, scatenando la reazione di alcuni dipartimenti che hanno sottolineato come non tollererebbero i comportamenti violenti. Di recente, poi, non ha partecipato all’assemblea annuale della Naacp, la National Association for the Advancement of Colored People, e ancora polemiche. Secondo un’indagine del Pew Research Center, gli americani musulmani, pur esprimendo sentimenti positivi rispetto alle opportunità che il paese sa offrire, percepiscono oggi una maggiore discriminazione nei loro confronti.

I sondaggi, anche quelli di solito più favorevoli, evidenziano un costante calo di popolarità del presidente. L’ultimo di Rasmussen indica che il 39% dell’elettorato guarda con favore le mosse di Trump, ma la percentuale di disapprovazione si attesta al 61%. Certo, molto dipende anche dalla provenienza politica. Tornando alla rilevazione di Politico, gli intervistati repubblicani hanno un’impressione molto più positiva: il 63% di essi è persuaso che la Casa Bianca stia funzionando bene, solo per il 34% si vive una situazione caotica. Appena il 12% dei democratici e il 25% degli indipendenti esprimono pareri favorevoli, in linea con i repubblicani: in generale – l’80% dei democratici e il 65% degli indipendenti – non la pensano affatto così.

 

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