La crisi delle imprese del commercio
Vendere online è una soluzione fondamentale, ma spesso le quote di mercato non sono paragonabili a quelle delle grandi piattaforme. Ad ogni modo l’occupazione in ambito e-commerce contava già 290 mila lavoratori in Italia lo scorso anno ed è prevista in aumento
di Redazione
La crisi del commercio passa per molti aspetti, purtroppo provocati dall’emergenza sanitaria. E a soffrire, è l’allarme di Confesercenti, sono in particolare i negozi di abbigliamento, calzature e accessori. Le restrizioni, viene osservato, hanno chiuso quasi 58 mila imprese su 135 mila, imponendo restrizioni ad altre 40 mila, una condizione che preoccupa a ridosso di quello che è uno dei periodi più redditizi dell’anno. «Uno stop che non permette alle imprese di competere, nonostante i prodotti di moda siano tra quelli tradizionalmente più richiesti in occasione del Black Friday e del Natale».
Le restrizioni, in questo senso, hanno anche modificato, ancor di più, le abitudini di consumo e di acquisto delle persone. Il commercio elettronico è l’unico segmento, infatti, che è riuscito a registrare degli incrementi reali. Ma per quanto possa essere di aiuto anche per le piccole realtà, la differenza rispetto ai grandi player è notevole.
L’ecommerce è un canale di vendita importante, nota appunto Confesercenti, anche per le imprese di vicinato che in particolare dopo il lockdown hanno iniziato ad utilizzare le forme di commercio digitali. Tuttavia le quote di mercato non sono paragonabili a quelle delle grandi piattaforme online. Basti pensare che i primi venti siti web del commercio elettronico italiano totalizzano il 71% del totale delle vendite, e i primi 200, il 95%. Inoltre le più importanti piattaforme di vendita sul web hanno maggiori risorse a disposizione per la promozione, infatti molte hanno potuto già avviare gli sconti del Black Friday da fine ottobre, cioè a quasi un mese di distanza dalla ricorrenza.
In generale, però, il commercio elettronico e del digital retail in Italia ha generato ricavi per circa 58,6 miliardi di euro nel 2020, dato che emerge da un report presentato di recente da Netcomm, realizzato in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Il settore legato agli acquisti online in Italia nel 2020 ha prodotto un incremento di ricavi per 3,5 miliardi di euro (+6,3% sul 2019, un trend decisamente più contenuto rispetto al tasso medio del +18% degli ultimi cinque anni). Quasi il 70% degli operatori del segmento, vale a dire i Merchant (gli operatori che offrono prodotti e servizi) e i Brand owner (distributori di prodotti di marca che hanno attivato strategie e canali di vendita diretta online) e il 60% delle aziende che forniscono servizi alla filiera (business partner) prevedono di rafforzare la propria forza lavoro per il canale e-commerce, incrementando perciò un’occupazione di settore che già lo scorso anno, prima della pandemia, contava oltre 290 mila lavoratori nel nostro paese.