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La partecipazione scolastica durante la pandemia

Già l’Istat ha evidenziato come tra aprile e giugno 2020, l’8% degli iscritti delle scuole primarie e secondarie non abbia partecipato alle videolezioni

di Redazione

L’ultimo rapporto Invalsi ha restituito un’immagine negativa degli effetti della pandemia e del ricorso alla didattica a distanza sull’apprendimento dei ragazzi. Le difficoltà dovute al periodo dell’emergenza erano però già emerse nel Rapporto annuale 2021 dell’Istat secondo cui tra aprile e giugno 2020, l’8% degli iscritti (600 mila studenti) delle scuole primarie e secondarie non ha partecipato alle videolezioni, con un minimo di esclusi al Centro (5%) e un massimo nel Mezzogiorno (9%). Più alta la quota di esclusi nella scuola primaria (12%), più bassa nella secondaria di primo (5%) e secondo grado (6%). 

Circa 430 mila ragazzi – prosegue l’Istat –, pari al 6% degli studenti, hanno fatto richiesta di dispositivi informatici tra aprile e giugno 2020, con punte in Basilicata e in Calabria (rispettivamente 15% e 11%). In media è stato soddisfatto l’86% delle richieste. Gli alunni con disabilità che non hanno partecipato alle videolezioni raggiungono il 23,3% (29% nel Mezzogiorno) rispetto al 7,9% degli studenti senza disabilità. La quota di non partecipazione è più elevata nelle scuole primarie (quasi il 26%) e minore per le secondarie di secondo grado. Le difficoltà di partecipazione sono spiegate dalla gravità della patologia (27%), da difficoltà organizzative familiari (20%) e da condizioni di disagio socio-economico (17%), mentre ha pesato meno la mancanza di strumenti tecnologici e didattici specifici (9%).

L’inclusione scolastica di bambini e ragazzi con disabilità iscritti nelle scuole italiane è cresciuta negli ultimi anni soprattutto nella scuola secondaria superiore: complessivamente sono 249 mila nel 2019, da 174 mila nel 2009. Il calo della partecipazione scolastica dovuto alla pandemia riporta il tasso di presenza sui livelli di quattro anni fa. I dati della seconda indagine sul “Diario degli italiani al tempo del Covid” portano a stimare che, tra marzo e giugno 2020, solo 1 milione e 700mila bambini e ragazzi di 6-14 anni (33,7%) hanno fatto lezione tutti i giorni e con tutti gli insegnanti; si arriva a 2 milioni 630 mila (circa il 52%) se si includono quelli che hanno dichiarato lezioni con la maggioranza dei docenti, mentre gli altri hanno seguito lezioni saltuariamente e con solo una parte degli insegnanti.

Particolarmente critica è la situazione di 800 mila studenti (fino a 14 anni): circa 600 mila non hanno seguito lezioni online tra marzo e giugno 2020 (e di questi, la metà anche senza aver ricevuto compiti e 156 mila soltanto qualche volta). A questi si aggiungono 205 mila che hanno fatto lezioni con una parte minoritaria degli insegnanti e con compiti assegnati qualche volta o mai.

Le famiglie dichiarano che la sospensione della didattica in presenza tra marzo e giugno 2020, per quattro studenti (fino a 14 anni) su dieci ha comportato diversi disagi: abbassamento del rendimento scolastico (uno studente su quattro), irritabilità o nervosismo (quasi uno su tre), disturbi alimentari o anche del sonno e paura del contagio (uno su dieci).

La ripresa dell’anno scolastico 2020-2021 tra gli iscritti con meno di 14 anni è avvenuta solo a distanza per il 13,9%, in modalità mista per il 17,5% e solo in presenza per il 68% circa. Nel 2020 è forte l’aumento dei giovani con meno di 14 anni che hanno utilizzato Internet almeno una volta a settimana nei tre mesi precedenti l’intervista: +21 punti percentuali (fino al 73%) per i bambini da 6-10 anni delle primarie e +10,3 punti (fino ad arrivare al 92,9%) per quelli tra 11-14 anni delle secondarie inferiori.

 

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