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Verso le elezioni europee, per cosa si vota

Un quesito che indirettamente ne apre subito un altro: chi sarà il prossimo presidente della Commissione europea?

di Redazione

Alla domanda del titolo, apparentemente banale, si può rispondere rapidamente in questo modo, per dirla peraltro con la stessa istituzione sul proprio sito: si vota per eleggere i deputati che andranno a comporre il Parlamento europeo per i prossimi cinque anni e rappresenteranno gli interessi dei cittadini dell’Unione europea. D’accordo, ma cosa significa nel dettaglio?

«Si vota per influenzare le decisioni che riguardano la propria vita e quella di 505 milioni di cittadini – si legge ancora sul sito del Parlamento europeo – e incidere sul futuro dell’Unione europea anche per le generazioni che verranno. Il Parlamento europeo stabilisce leggi che riguardano tutti e che vengono recepite nella legislazione nazionale e decide su come verranno spesi i soldi dell’Unione europea (che sono i soldi dei cittadini europei)».

Inoltre, il Parlamento europeo legifera su materie che toccano la nostra vita come agricoltura e pesca, sviluppo regionale, protezione dei consumatori e sicurezza alimentare, trasporti, ambiente ed energia, salute, cultura, istruzione e formazione, commercio, concorrenza, ricerca e innovazione. Ma non è solo questo: il voto dei cittadini europei – si parte domani, 23 maggio, in Olanda e nel Regno Unito, si concluderà il 26 maggio un po’ ovunque, Italia compresa – avrà un “peso” anche nell’elezione del presidente della Commissione europea. Si tratta della procedura del “candidato principale”, nota come Spitzenkandidat. Per la prima volta nel 2014 i partiti politici europei hanno nominato i propri candidati alla presidenza della Commissione di Bruxelles al fine di rafforzare la legittimità politica sia del Parlamento che dell’esecutivo UE, ed è forse questa la cosa che maggiormente preme le forze politiche che si sono presentate alle elezioni.

Non tutti gli Stati membri sono favorevoli a tale sistema. La Francia, ad esempio, che vorrebbe mantenere la prerogativa politica di scegliere chi presiederà la Commissione di Bruxelles. In ogni caso, come già spiegato nella precedente puntata dello speciale dedicato alle elezioni europee 2019, c’è da rammentare che formalmente è il Consiglio europeo, l’organo che riunisce i capi di Stato e di governo dell’UE, a proporre un candidato, il quale a sua volta dovrà passare per l’esame del Parlamento.

Ad oggi i candidati di punta – tra i quali potrebbe spuntare il successore di Jean Claude-Juncker – sono Manfred Weber (tedesco e candidato dei popolari), Frans Timmermans (olandese, candidato dei socialisti europei), Margrethe Vestager (attuale commissaria per la concorrenza, danese, candidata dei liberali), Jan Zahardil (ceco, candidato dei conservatori e riformisti), Ska Keller (tedesca, candidata dei Verdi), Nico Cuè e Violeta Tomic (nato in Spagna ma residente in Belgio il primo, slovena la seconda, candidati della sinistra). In realtà, come si è accennato poco sopra, tanti paesi non hanno escluso l’ipotesi di non considerare soltanto il meccanismo dello Spitzenkandidat per la nomina del futuro presidente della Commissione. Molti ritengono Michel Barnier, attuale capo negoziatore per la Brexit, un nome spendibile per il ruolo (in particolare in contrapposizione con Weber, il candidato del Ppe), soprattutto attraverso il sostegno deciso di Parigi.

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Che ne sarà dell’Unione europea?

 

1 Commento per “Verso le elezioni europee, per cosa si vota”

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