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Una settimana difficile da raccontare

Ammettiamolo senza troppi fronzoli: non è stata una settimana facile da raccontare, questa. Dapprima il giovane operaio morto a causa del crollo del palco allestito per il concerto di Jovanotti al Palasport di Trieste, poi il folle gesto di un uomo a Firenze che, prima di togliersi la vita, ha ucciso a colpi di pistola i due senegalesi Mor Diop e Modou Samb. Avvenimenti che apparentemente non avrebbero molto in comune, ma che sono entrambi i risultati di un periodo di crisi – economica e non solo – che alimenta tensioni sociali e sciatteria.
Il caso di Francesco Pinna è l’emblema più autentico dell’insicurezza sul lavoro. Non perché abbia coinvolto, sebbene in maniera del tutto marginale, un personaggio noto. Ma perché ha acceso i riflettori su incidenti che in verità sono all’ordine del giorno e di cui però si parla troppo poco.
Quanto accaduto a Firenze, invece, preferiamo commentarlo con le parole del sociologo Aly Baba Faye il quale ci ha concesso di pubblicare un articolo ripreso dal suo blog: “Oggi in particolare con l’incalzarsi della crisi economica che rischia di tramutare la conflittualità sociale in conflitti culturali dobbiamo essere vigili e fare in modo che le scorie del razzismo e della xenofobia siano ridimensionate. E’ una responsabilità di tutti e di ciascuno debellare l’odio e la violenza. Abbiamo tollerato e siamo stati assuefatti del “razzismo popolare” che ha conformato la società italiana di oggi. La classe politica, i media e altre agenzie formative devono prendere più sul serio questo fenomeno che è stato trattato spesso con superficialità e superbia. Non è questione di buonismo, ma di cura della società per la convenienza di tutti”. Tutto ciò, informa l’Istat, a fronte di un cospicuo numero di “nuovi arrivati” nel nostro Paese che compensa la sempre più scarsa natalità (-25.544 unità).
Nel contesto di un tale bailamme, dunque, restano i problemi sistemici della nostra società. Venerdì ancora l’Istat ha pubblicato il consueto annuario statistico. Il quadro che emerge non è dei più lusinghieri. Su 2,1 milioni di persone in cerca di occupazione i giovani disoccupati sotto i 30 anni sono 834 mila, il 39,7% del campione, quattro su dieci. Ai numeri della disoccupazione giovanile potremmo aggiungere quelli della recente ricerca Tecnè sulla discriminazione di genere. Senza per questo stare troppo a generalizzare, il cerchio è chiuso. Tensioni sociali e sciatteria. Deficit di futuro, incertezze e paura.
Non è stata affatto una settimana facile da raccontare, questa.

F. G.

 

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