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Nel giorno della Juve, il Milan si prende la scena

di Fabio Germani

Il brutto del calcio è che ad un certo punto, inevitabilmente, si chiudono i cicli. Il bello è che fortunatamente, di questi tempi almeno, si riesce a parlare di sport. Fuori tempo massimo, è vero. Ma per una volta, anche se all’ultima giornata, abbiamo evitato polemiche sul calcioscommesse e ruberie varie. Per quelle ci sarà ancora tempo.
Il campionato di Serie A non si è chiuso in modo rocambolesco in stile Premier League inglese, con il Manchester City di Roberto Mancini che si è aggiudicato il titolo all’ultimo minuto. In compenso si è chiuso tra le lacrime dei campioni che lasciano. Alcuni le squadre in cui hanno militato per anni nella buona e nella cattiva sorte, altri direttamente il calcio giocato. Quello fatto di gol e sudore, chiedere a Pippo Inzaghi e ad Alex Del Piero.
Nel giorno della festa-scudetto juventina si è così consumato l’addio dello storico capitano bianconero ai suoi tifosi che intanto a squarciagola chiedevano alla società di prolungargli ancora un po’ il contratto. A Milano, nel frattempo, Inzaghi segnava – forse – la sua ultima rete da professionista. Tanta gioia e commozione a cui si sono poi sommate quelle di Gattuso, Nesta, Seedorf e Zambrotta. Tutti in partenza, a sancire la fine del ciclo – durato per lo più un decennio – di un Milan vincente in Italia e nel mondo (due scudetti, una Coppa Italia, due Champions League, due Supercoppe europee e un mondiale per club).
Non possiamo sapere quanto ci sia stato di “studiato” dalle parti di Milanello. Quello che è certo è che la società rossonera, annunciando la scorsa settimana gli adii di alcuni dei più amati beniamini (che, diciamola tutta, significherà anche alleggerire le casse di onerosi stipendi a calciatori in età avanzata), è stata capace di catalizzare una buona fetta di attenzione mediatica su di sé in una giornata calcistica tinta di bianco e di nero, rendendo in questo modo omaggio a un intero periodo di trionfi e alle sue bandiere. Il Milan ha scippato l’esclusiva del palcoscenico nonché una cospicua parte di “televisività” – che nel calcio conta tantissimo – alla Juventus campione dopo gli anni di purgatorio, decretando una rivalità al di fuori del mero aspetto agonistico e al di là, soprattutto, del consueto onore delle armi. Ad Adriano Galliani è stato steso un tappeto rosso e dinanzi alle telecamere ha potuto ricordare i successi del Milan, alla faccia della Juve che ha vinto ai suoi danni con una settimana di anticipo. Strategia comunicativa o no, in genere non si parla di chi arriva secondo con una tale enfasi.

 

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