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Einstein? “Del passato non si butta via tutto”

di Fabio Germani

Talvolta il buco è meglio della toppa. Perché se si sbaglia, magari grossolanamente, sarebbe più gradita una nota di scuse. O almeno una replica che spieghi il senso del precedente comunicato, non una risposta piccata che ha il solo risultato di aizzare maggiormente la polemica. Diciamo che il ministro Gelmini, quando ha divulgato la nota di felicitazioni per “la vittoria epocale” derivata dal “superamento della velocità della luce”, una bella figura, insomma, non l’ha fatta. “Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”. Più chiaro di così…

Però c’è dell’altro da tenere in considerazione, al di là della gaffe. “Un errore – anche grave come questo, e qui la fisica c’entra poco – può capitare. Sarebbe bastato ammetterlo, chiedere scusa, e passare oltre; ma invece si è preferito insistere negando l’evidenza e giudicando in malafede chi si è limitato a interpretare il comunicato secondo il suo significato letterale. È esattamente il contrario di quello che fanno gli scienziati. Forse ci sarebbe da imparare, e magari supportare materialmente la ricerca scientifica sempre, invece di magnificarne enfaticamente – e prematuramente – i risultati quando conviene”. A illuminarci è Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata, collaboratore del Post e autore del blog Keplero.

Di neutrini che viaggiano oltre la velocità della luce, francamente, non ne sappiamo granché. Siamo tuttavia osservatori interessati, non fosse altro che i media hanno sprecato fiumi di inchiostro enfatizzando la “scoperta” – ancora tutta da verificare – che sconfesserebbe la teoria della relatività di Einstein (anche se quest’ultima, suggerisce l’esperto più avanti, “è una semplificazione sbagliata”). Ora, infatti, serviranno esperimenti analoghi per eventuali conferme o smentite. Sarà “un processo estenuante”, ha chiarito Balbi sulle pagine del suo blog. “Quanto sarà lungo l’iter – spiega invece a T-Mag – è difficile prevederlo. Diciamo che ci sono almeno due esperimenti potenzialmente in grado di riprodurre i risultati di OPERA: uno è l’esperimento americano MINOS, l’altro è l’esperimento T2K in Giappone. Sicuramente nei prossimi mesi cercheranno di fare misure che possano provare a confermare o smentire quelle di OPERA. Nel frattempo, gli stessi scienziati di OPERA e la comunità scientifica rianalizzeranno i dati raccolti per capire se c’è stato qualche effetto non preso in considerazione che possa spiegare l’anomalia. Solo una volta escluse tutte le altre possibilità, e ottenuta conferma da esperimenti indipendenti, si potrà parlare di ‘scoperta’. E sarebbe la scoperta del secolo”.

La scoperta del secolo, d’accordo. Ma se i nuovi risultati dovessero andare verso un’altra direzione, cosa ci sarebbe di sbagliato in tutto ciò? “Di sbagliato, per quanto riguarda il comportamento degli scienziati, non c’è stato assolutamente niente. Anzi, mi sembra di poter dire che i risultati, che sono potenzialmente di importanza straordinaria, siano stati presentati con enorme cautela. Naturalmente, la stampa si è buttata a capofitto sulla notizia. Il clamore credo sia spiegabile con l’interpretazione ingenua ‘Einstein aveva torto’, che è una cosa che fa sempre notizia, anche se è una semplificazione sbagliata”.

Abbiamo ancora una curiosità. Einstein sconfessato o meno, è indubbio che la scoperta, se confermata, costringerà gli scienziati a riscrivere i manuali di fisica. E a quel punto come si agirà? “Be’, è persino difficile capire da che parte cominciare. Bisognerebbe rimettere mano a quasi tutta la fisica dell’ultimo secolo, per capire come inquadrare il nuovo risultato nel quadro complessivo. I fisici teorici sono persone incredibilmente creative, e troveranno il modo. Ma non si può dire, al momento, da quale direzione verrà la soluzione. Di certo – conclude Balbi – c’è che in questi casi non si butta a mare tutto quello che è stato fatto prima. Si trova una sintesi di livello superiore, di cui le teorie precedentemente dimostratesi valide (per esempio la relatività) continuano a far parte, come approssimazioni applicabili in casi particolari”.

 

2 Commenti per “Einstein? “Del passato non si butta via tutto””

  1. […] il 27 settembre del 2011 intervistammo Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata, lui fu molto chiaro: […]

  2. […] i neutrini non sono più veloci della luce di Fabio GermaniQuando il 27 settembre del 2011 intervistammo Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore all’Università di Roma Tor Vergata, lui fu molto chiaro: […]

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