Come sta evolvendo la situazione in Catalogna/3
Il presidente catalano, Carles Puigdemont, deve (ancora) rispondere alla domanda posta dal governo spagnolo la scorsa settimana: con il discorso pronunciato martedì al Parlamento catalano, l’indipendenza della Catalogna è stata dichiarata o meno? Ha tempo fino alle ore 10 di giovedì.
Puigdemont avrebbe dovuto rispondere già oggi, lunedì 16 ottobre, in realtà. Tuttavia nella lettera scritta al premier spagnolo, Mariano Rajoy, – un documento di quattro pagine inviato via fax a Madrid – il presidente catalano ha glissato, limitandosi a chiedere due mesi di dialogo attraverso una mediazione e una riunione urgente. “La nostra proposta di dialogo è sincera, nonostante tutto quanto è accaduto, ma logicamente è incompatibile con l’attuale clima di crescente repressione e minaccia”, si legge nella missiva.
Le richieste sono cadute nel vuoto, però: “Non è difficile dire sì o no, il governo si aspetta che nelle prossime ore Puigdemont risponda con chiarezza”, ha osservato la vice-premier spagnola, Soraya Saenz de Santamaria, in conferenza stampa. In caso di risposta affermativa, Madrid chiederà al Senato di approvare l’applicazione dell’articolo 155 della Costituzione.
Perché il governo spagnolo chiede un chiarimento? L’equivoco nasce martedì scorso: parlando al Parlamento catalano, Puigdemont ha dichiarato l’indipendenza salvo poi sospenderla un minuto esatto più tardi, nel tentativo di avviare un dialogo con Madrid.
L’articolo 155 della Costituzione permette a Madrid di sospendere l’autonomia di un governo regionale, nel caso in cui questo non rispetti i suoi obblighi o ponga una minaccia all’interesse nazionale. Il governo può “prendere le misure necessarie per obbligarlo” ad adeguarsi.
Tentata la via del referendum, considerato comunque illegale dal governo spagnolo, gli indipendentisti catalani non possono appellarsi neanche al diritto dell’autodeterminazione. Secondo il diritto internazionale, l’autodeterminazione può essere riconosciuta solo ai popoli soggetti a dominio coloniale; a quelli il cui territorio è stato occupato da un paese straniero e alle minoranze all’interno di un paese che si vedano rifiutare un accesso effettivo all’esercizio del potere di governo.
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