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Usa 2020. Le incognite del voto

Oltre 40 milioni di americani hanno già votato, ma sono in molti a credere che non si conoscerà il nome del vincitore la notte del 3 novembre (né entro due o tre giorni)

di Redazione

Si potrebbe dire, forzando un po’ la mano, che a vincere l’ultimo dibattito tv non sia stato né Joe Biden (anche se un sondaggio Cnn gli attribuisce la vittoria) né Donald Trump, bensì il dibattito stesso. La regola del microfono spento nei primi due minuti in cui a parlare era l’avversario ha dato i suoi frutti: entrambi i candidati hanno evitato di interrompersi, riuscendo a esprimere meglio di quanto non sia avvenuto a Cleveland a fine settembre, durante il primo dibattito, i propri pensieri. Probabilmente non sposterà molto l’ultimo dibattito, la partita resta aperta, inoltre va ricordato che oltre 40 milioni di americani hanno già votato attraverso le procedure di early voting. È un record assoluto, sicuramente c’entra la pandemia, ma potrebbe anche essere il segnale di una maggiore partecipazione. Ad ogni modo tutto questo potrebbe avere un impatto sul risultato finale.

C’è un però. Non possiamo escludere che un ritardo nei conteggi o qualche intoppo legato al voto per posta possa rallentare di molto la macchina elettorale, una condizione che – nel caso – potrebbe addirittura far slittare il nome del vincitore. In molti temono che sarà una questione più lunga di qualche giorno. Secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, infatti, la grande maggioranza degli elettori statunitensi afferma che è importante sapere chi ha vinto le elezioni presidenziali entro uno o due giorni dall’election day. Solo la metà, però, afferma di essere molto o un po’ fiduciosa che questo possa accadere. 


Non è tutto. I sostenitori di Trump e Biden mostrano un profondo disaccordo su molti altri aspetti del processo elettorale, compreso se sarà chiaro chi dei due avrà vinto anche dopo che i voti saranno stati contati. Circa tre quarti degli elettori registrati che sostengono Biden (76%) sono fiduciosi che il paese conoscerà il vincitore delle elezioni presidenziali al termine del conteggio, incluso il 30% che si dichiara al riguardo molto fiducioso. Una maggioranza meno ampia tra i sostenitori di Trump (55%) è altrettanto fiduciosa, con solo il 13% che afferma di esserlo molto. 

La polarizzazione del voto

Sicuramente è ancora presto per analizzare eventuali flussi elettorali. Ma la politica statunitense si è molto polarizzata negli ultimi anni (un processo lungo e graduale, che però di questi tempi ha registrato un inasprimento), potrebbe perciò non essere così difficile immaginare che chi esprimerà una preferenza all’uno o all’altro candidato possa poi confermare il voto al partito, per così dire, votando il candidato repubblicano o democratico di Senato o Camera nel proprio distretto congressuale. Ad esempio (dati sempre del Pew Research Center) circa otto elettori su dieci (78%) affermano che voteranno (o hanno già votato) per Biden e il candidato democratico alla Camera (il 43% di tutti gli elettori) o per Trump e il candidato repubblicano (il 35% di tutti elettori) nel loro distretto congressuale. Un trend, è opportuno però precisare, che non si discosta troppo da quanto osservato quattro anni fa.

Le puntate precedenti
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Usa 2020. Gli scenari a poche settimane dal voto, intervista a Elena Corradi, ricercatrice ISPI
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